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Scheda Spedale di San Francesco de' Macci Torna ai risultati della ricerca
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Quartiere Santa Croce
Ubicazione Via de' Macci 7- 9
Denominazione Spedale di San Francesco de' Macci
Altre denominazioni Spedale di San Francesco al Tempio, Pio Istituto delle Figlie del Crocifisso, Mensa dei Poveri di San Francesco
Affacci .
Proprietà confraternita della Croce al Tempio, spedale di San Francesco de' Macci, parrocchia di San Giuseppe.
Architetti - Ingegneri Foggini Giovanni Battista.
Pittori - Scultori - Decoratori Dandini Pietro.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche L'ospedale fu fondato nel 1335 da Caio Macci in memoria del padre Francesco, incorporando un più antico fabbricato ugualmente destinato all'assistenza dei malati e probabilmente di pertinenza della confraternita della Croce al Tempio che qui aveva diverse proprietà (da qui la presenza del termine Tempio in alcune delle denominazioni antiche del complesso). Pochi anni dopo, nel 1344, il complesso fu ampliato con la costruzione di un attiguo monastero affidato alle clarisse che, come indicava una lapide apposta sul muro esterno trascritta da Francesco Bigazzi (ancora presente ma oramai illeggibile), fu intitolato a San Francesco al Tempio de' Macci. Le monache provvidero a fornire la struttura di una chiesa e il monastero di un vasto orto (a lungo noto come 'il podere delle monache'), del quale resta ancora traccia nel giardino aperto su borgo Allegri e corrispondente al complesso ospitaliero. In questa stessa struttura le monache accolsero anche le 'malmaritate', cioè donne separate dal marito, madri nubili, vedove povere o donne sposate a uomini impossibilitati a mantenerle (invalidi, carcerati e simili). Nel 1473 una bolla di papa Sisto IV pose il complesso sotto la tutela dei frati della vicina basilica di Santa Croce. Ai primi del Settecento (1704 circa) la chiesa fu radicalmente rinnovata dall'architetto Giovan Battista Foggini e arricchita da pitture murali di Pier Dandini, che operarono su incarico del granduca Ferdinando II de' Medici al quale le monache avevano donato, in cambio dei lavori, il dipinto di Andrea del Sarto detto La Madonna delle Arpie, oggi conservato alla Galleria degli Uffizi. Soppresso il monastero nel 1808, la chiesa fu conservata per la compagnia dei Cuoiai (lo stesso Federico Fantozzi ribadisce nel 1843 come servisse "per uso di Confraternita") mentre, nel corso del tempo, buona parte del complesso fu trasformato in abitazioni private. Nel 1855 un rescritto granducale concesse parte degli ambienti alle Figlie del Crocifisso e di Santa Maria Maddalena perché vi aprissero un Pio Istituto dedicato all'educazione delle fanciulle povere e al recupero di quelle traviate. Conclusasi anche questa esperienza, la chiesa fu adibita a sala della comunità della parrocchia di San Giuseppe. Per quanto parte della letteratura consultata indichi al 1942 questa ulteriore trasformazione, Angiolo Pucci la testimonia come già avvenuta attorno al 1930, così annotando: "La chiesa è in consegna del priore di S. Giuseppe il quale vi ha impiantato un cinematografo per ricreazione dei suoi parrocchiani". E ancora, relativamente al già citato orto, sempre Angiolo Pucci scrive: "partite le monache il terreno rimase per qualche tempo un po' incolto e un anno vi fu anche un teatrino fattovi erigere dal priore di S. Giuseppe. Oggi la maggior parte di questo terreno è affittata per uso di vivaio all'orticoltore Giovanni Barcucci che ha la sede del suo stabilimento in via Ghibellina". Al tempo di Bargellini e Guarnieri l'ambiente era utilizzato come laboratorio di restauro ligneo, cosa della quale anche chi qui scrive ha chiara memoria. "Gli altri locali sono occupati da una falegnameria, da un'officina e da una tipografia" (Bargellini-Guarnieri). La chiesa (accesso dal civico numero 11), sconsacrata, è oggi adattata a mensa dei poveri gestita dalla onlus Aurora. All'esterno l'edificio già occupato dall'ospedale si presenta come alta muraglia priva di elementi architettonici caratterizzanti, segnato da rade bucature che individuano i tre piani della struttura. Sull'architrave del portale principale di accesso, segnato dal numero civico 9, è la scritta "Auxilium christianorum".
Bibliografia
dettaglio
Fantozzi 1842, pp. 180-181, n. 24; Fantozzi 1843, p. 215, n. 526; Formigli 1849, p. 161; Bigazzi 1886, p. 273; Limburger 1910, n. 260; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 169-171; Firenze 2005, p. 412.
Approfondimenti Giuseppe Richa, Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine divise ne' suoi Quartieri, Firenze, Pietro Gaetano Viviani, 1754-1762, II, Del Quartiere di Santa Croce, parte II, 1755, pp. 142-149 (Del monastero di San Francesco); Luigi Biadi, Notizie sulle antiche fabbriche di Firenze non terminate e sulle variazioni alle quali i più ragguardevoli edifizi sono andati soggetti, Firenze, Stamperia Bonducciana, 1824, pp. 97-99; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 133.
Documentazione fotografica Nessun dato rilevato.
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Via de' Macci su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 29/09/2013
Data ultima modifica 09/04/2021
Data ultimo sopralluogo 23/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags ospedale, cinema.
Localizzazione
Contatti note tecniche e legali
 
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