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Quartiere Santa Croce
Ubicazione Piazza Mentana
Denominazione Piazza Mentana
Altre denominazioni Piazza d'Arno, piazza delle Travi, piazza dei Foderi
Affacci .
Proprietà Comune di Firenze.
Architetti - Ingegneri Francolini Felice, Maiorfi Michelangelo, Mazzi Loreto.
Pittori - Scultori - Decoratori Calzolari Oreste.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Si accede alla piazza dal lungarno Generale Diaz, via dei Saponai, via della Mosca, via dei Vagellai, via Vincenzo Malenchini. La denominazione tradizionale è stata nel tempo quella di piazza d'Arno, ugualmente detta delle Travi (o dei Foderi) per la presenza di un accesso a uno scalo sul fiume e di un deposito di travi ad esso collegato. L'attuale titolazione, deliberata dalla giunta comunale nel novembre del 1901, è legata alla collocazione al centro dello spazio del monumento di Oreste Calzolari in ricordo dei caduti del combattimento sostenuto dai garibaldini il 3 novembre 1867 a Mentana, contro le truppe pontificie e francesi, nel tentativo di aprirsi una strada verso Roma (sul basamento i due bassorilievi in bronzo raffigurano L'uscita da Monterotondo e Lo scontro di Mentana). Se l'attuale configurazione della piazza può dirsi ottocentesca, la sua storia è oltremodo antica. Era infatti qui l'antico porto della Firenze romana, interrato nel 1237 in concomitanza con la costruzione del vicino ponte a Rubaconte, poi ponte alle Grazie. Non cessò tuttavia la funzione della zona come scalo fluviale, in modo particolare per il trasporto via fiume di zattere (foderi) formate da travi provenienti dalle foreste del Casentino, in parte destinate ai cantieri navali di Pisa, in parte alle esigenze dei cantieri fiorentini. Come fosse organizzato lo scalo lo documenta, tra le moltissime testimonianze, un noto dipinto di Bernardo Bellotto (1742, collezione privata), che ci mostra la piazza chiusa verso l'Arno da un muro nel quale si apriva una porta (nota come La Porticciola) fornita di tettoia. Da qui due ampie rampe di scale giungevano fino al fiume (nel dipinto in questione animate da numerose lavandaie). A caratterizzare poi decisamente la piazza e il tratto di lungarno era poi l'esteso edificio del tiratoio dell'Arte della Lana (detto di piazza d'Arno e da alcuni studiosi ricondotto ad Arnolfo di Cambio), una struttura con alti palchi in legno dove venivano poste ad asciugare le pezze di stoffa. L'attività dei lavoranti al tiratoio (strettamente legata a quella dei tintori le cui botteghe si distribuivano per lo più nel tratto ancora denominato corso dei Tintori) e quella dello scalo fluviale e dei legnaioli, individuavano quindi la zona come eminentemente manifatturiera. La situazione cambiò radicalmente quando le antiche corporazioni furono sciolte da Pietro Leopoldo e gran parte del patrimonio dell'Arte della Lana passò alla neonata Camera di Commercio. La nostra zona fu così individuata per un grande palazzo atto a ospitare la Camera, la Borsa di Commercio e la Banca Nazionale Toscana (oggi Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Firenze), eretto tra il 1858 e il 1860 sulla base di un progetto del giovane architetto Michelangelo Maiorfi. L'intervento comportò parallelamente significativi lavori di riordino edilizio e viario tutto intorno all'area, condotti su progetto dell'ingegnere Felice Francolini (affiancato tra gli altri dallo stesso Michelangelo Maiorfi e da Loreto Mazzi) e che sostanzialmente portarono alla situazione attuale. Così Guido Carocci, nel suo Firenze scomparsa (1897), descrive il luogo e la sua vita come si presentavano precedentemente alle trasformazioni ricordate: "Da un lato il palazzo de' Giudici, avanzo del castello d'Altafronte, una delle opere di fortificazione erette fra l'Arno e l'antico fossato delle mura del secondo cerchio: indietro una serie di casette, dove furono le botteghe e le officine de' tintori e de' saponai e sul dinanzi, lungo le rive del fiume, lo scalo chiuso e difeso da una porta, che era detta la Porticciola d'Arno o delle Travi, come piazza delle Travi era chiamata quella che oggi si dice d'Arno. Lo scalo serviva per tirar su dalle acque del fiume i fasci di travi, di antenne e di alberi, specie di ampie e lunghe zattere che profittando delle piene dell'Arno venivano trasportate dal Casentino a Firenze. La piazza poi era il deposito di quelle travi che qui venivano segate, lavorate e mandate alla loro definitiva destinazione. Su questa piazza, sul lavoro e sul deposito dei legnami aveva certi diritti una delle arti minori, quella dei legnaioli che sul canto di via della Mosca teneva un ufficio speciale. La Porticciola d'Arno che in antico stava generalmente chiusa, per ragioni di difesa militare, in tempi moderni per ragione del contrabbando, venne pur essa disfatta contemporaneamente al tiratoio". La piazza, con pavimentazione a lastrico, è attualmente utilizzata soprattutto come area di sosta per vetture e motocicli. Oltre la spalletta dell'Arno permangono due discese al fiume a testimonianza dell'antica storia.
Bibliografia
dettaglio
Stradario 1913, p. 87, n. 611; Stradario 1929, p. 75, n. 682; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 262-264; Stradario 2004, p. 282.
Approfondimenti I tiratoi, in Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico-artistici, Firenze, Galletti e Cocci, 1897, pp. 77-83; Saida Grifoni, Lungo l'Arno. Paesaggi, storia e culture, Firenze, Aska Edizioni, 2016, pp. 260-261.
Documentazione fotografica Campo in corso di revisione.
Risorse in rete Sulla piazza sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Piazza Mentana su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL) e dallo Stradario storico amministrativo del Comune di Firenze disponibile online.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 07/10/2013
Data ultima modifica 18/11/2020
Data ultimo sopralluogo 20/04/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags toponomastica, stradario (piazza), lastrico, scultura, monumento.
Localizzazione
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