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Quartiere San Giovanni
Ubicazione Via Camillo Cavour 20- 22- 24
Denominazione Palazzo Bartolommei
Altre denominazioni Palazzo Coppoli, palazzo di Averardo de' Medici, palazzo del Banco di Napoli
Affacci .
Proprietà Bartolelli (Bartorelli), Coppoli, Medici, Bartolommei (Bartolomei), Carpi, Banco di Napoli.
Architetti - Ingegneri Silvani Gherardo.
Pittori - Scultori - Decoratori Pontormo (Jacopo Carrucci, d.).
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Il palazzo fu eretto attorno al 1625 su progetto di Gherardo Silvani e su commissione del senatore Camillo dei marchesi Coppoli in un'area segnata dalla presenza di varie case dei Bartolelli (Bartorelli). Come attesta Gaetano Cambiagi nel suo Antiquario fiorentino del 1765, attorno alla metà del Settecento, l'edificio preesistente fu poi "accresciuto e dentro e fuori quasi della metà". Walther Limburger (1910), pur riconoscendo l'impronta del Silvani anche in quest'opera, tende erroneamente a identificare il palazzo del Silvani ricordato dalle fonti in palazzo Salvatici Scaramucci (per tale equivoco si veda a via Cavour 37). Così invece descrive e ricostruisce la storia dell'edificio Guido Carocci nel suo Illustratore fiorentino del 1904: "Porte e finestre, tanto nel loro insieme quanto nei particolari delle loro decorazioni, presentano un tipo elegantemente decorativo, che si distacca completamente dal tipo proprio delle fabbriche fiorentine de' primi del XVII secolo. L'architetto Gherardo Silvani, che ne fu l'autore, volle nella nuova costruzione allontanarsi affatto dalle pastoie convenzionali e, lasciando libero campo alla fantasia, ricorse ai più geniali espedienti per dare all'opera un aspetto completamente nuovo, un sentimento di originalità e gaiezza che non si riscontra in altre fabbriche coeve. Fu il Senatore Cammillo de' Marchesi Coppoli di Perugia che, acquistate due case ed alcune casette dai Bartolelli, fece edificare questa sua elegante dimora, la quale fu dai suoi successori venduta nel 1774 ad Averardo di Piero de' Medici". Proprio questo voluto allontanarsi dalla tradizione architettonica locale, se da una parte ha consentito di segnalare il palazzo come una dei più originali progettati dall'architetto, ha dall'altra nuociuto in alcuni periodi alla sua fama. Federico Fantozzi, ad esempio, sempre oltremodo critico nei confronti delle realizzazioni sei settecentesche, così annotava nella sua guida del 1842: "malgrado che il centro della facciata non sia il punto ove si trova la porta d'ingresso; che il cornicione non abbia un carattere deciso, e sia piuttosto capriccioso; e che le finestre del primo e secondo piano mostrino una leggerezza o esilità troppo sentita, è nonostante di un effetto piacevole e bello. La porta principale e l'altra che l'accompagna sono alquanto reprensibili in quel bastone e guscio ondulato de' brachettoni, ma nel rimanente sono graziosissime. Le finestre terrene finalmente sarebbero senza eccezione, se il loro frontespizio arcuato non fosse rotto nel mezzo per dar luogo ad una insignificante conchiglia". Sempre sulla scorta delle ricerche di Carocci risulterebbe che una delle case preesistenti il palazzo, già dei del Migliore ai primi del Quattrocento, avesse avuto la facciata arricchita da affreschi del Pontormo, andati distrutti al momento dei lavori di unificazione promossi dai Coppoli. Alla storia delle complesse vicende subite dal palazzo, acquistato dal Banco di Napoli negli anni venti del Novecento (e in questa occasione 'sventrato' secondo Augusto Garneri per adattarne gli spazi alle nuove esigenze, con lavori databili tra il 1923 e il 1926), si aggiunga il fatto che i più recenti restauri hanno ulteriormente rinnovato il fronte, di modo che questo oggi ci appare più simile a un fin troppo ricco edificio ottocentesco che non a una fabbrica seicentesca. D'altra parte, tornando alla questione di quanto il palazzo documenti dell'intervento di Gherardo Silvani, si tenga anche presente il dato fornito da Filippo Baldinucci che (peraltro riconducendo i lavori agli anni della proprietà Bartolelli), non ne tesse particolare elogio, dicendolo "di facile e non molto dispendioso componimento, e tale in somma, quale lo volle e poté eseguire il padrone", giudizio questo in netto contrasto con i "geniali espedienti" dell'architetto di cui parla Guido Carocci. Ciò detto il palazzo si presenta oggi segnato al piano terreno da due portoni a tutto sesto coronati da maschere mostruose e affiancati da sottili pilastri che sostengono i balconcini balaustrati sovrastanti. A fianco di questi sono finestre inginocchiate ornate da figure grottesche ghignanti e coronate da un timpano spezzato semicircolare che racchiude al centro una conchiglia. Al primo e al secondo piano si dispongono nove assi di finestre incorniciate con brachettone sovrastante. Il tutto si conclude con un cornicione sorretto da mensole. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1933.
Bibliografia
dettaglio
Del Bruno 1757, p. 21; Cambiagi 1765, pp. 33-34; Cambiagi 1771, p. 32; Cambiagi 1781, p. 29; Thouar 1841, p. 387; Fantozzi 1842, p. 464; Fantozzi 1843, p. 88, n. 187; Firenze 1845, p. 54; Baldinucci-Ranalli 1845-1847, IV, 1846, p. 358; Formigli 1849, p. 55; Firenze 1850, p. 290; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 130; Elenco 1902, p. 253; Illustratore fiorentino (1904) 1903, pp. 26-27; Limburger 1910, n. 89; Garneri 1924, p. 238, n. LIII; Limburger-Fossi 1968, n. 89; Ginori Lisci 1972, I, pp. 399-400; Fanelli 1973, I, p. 333; Firenze 1974, p. 251; Piero Roselli in Roselli 1974, pp. 79-80, n. 41; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 227; Cesati 2005, I, p. 152; Firenze 2005, p. 305; Francesca Carrara in Atlante del Barocco 2007, p. 406, n. 78; Paolini-Vaccaro 2011, pp. 69-71, n. 24.
Approfondimenti "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", serie II, VI, 1900, tav. XXXII (Antico); Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 244; Firenze Ebraica, itinerario illustrato, a cura di Lionella Viterbo, Giovanna Bossi e Pia Ranzato, Firenze, Aska Edizioni, 2019, p. 49.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-002843-0000 (particolare del portone con il balcone, 1890 circa); ACA-F-002844-0000 (finestra terrena della facciata, 1890 circa). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 172728, 172729, 172730, 172731, 172732 (vedute degli spazi interni con particolare riferimento alla sala delle operazioni bancarie, 1994).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Bartolommei (via Cavour) su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI1032
ID univoco regionale 999
Data creazione 14/11/2008
Data ultima modifica 17/05/2020
Data ultimo sopralluogo 06/03/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags scultura.
Localizzazione
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