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Quartiere Santo Spirito
Ubicazione Via de' Serragli 22
Denominazione Palazzo Mazzei
Altre denominazioni Palazzo Serragli, palazzo Tempi Mazzei
Affacci via Santa Monaca 2, via d'Ardiglione
Proprietà Serragli, Bonsi d'Ugolino, Tempi, Venerosi Pesciolini, Pandolfini, Gaetani, Vespa, Fabre, Damiani, Santarelli, Ordine Mauriziano, Mazzei.
Architetti - Ingegneri Castellucci Giuseppe.
Pittori - Scultori - Decoratori Bicci di Lorenzo, Mensi Francesco.
Uomini illustri Fabre François-Xavier, Santarelli Emilio.
Note storiche L'edificio ha subito nel corso del tempo innumerevoli passaggi di proprietà, che si riflettono nel complesso sovrapporsi di modifiche e ampliamenti della struttura. Erano qui nel Quattrocento alcune case dei Serragli e dei Bonsi che, passate di proprietà ai Tempi, vennero unificate attorno alla metà del Cinquecento. Nei secoli successivi il palazzo passò ai Venerosi Pesciolini da San Gimigniano, ai Pandolfini di Prato e, nel 1734, ai Gaetani, nella persona del senatore Francesco. Acquistato nel 1773 dal medico e cerusico Giuseppe Vespa, vide nel corso dell'Ottocento la presenza di due significativi artisti del tempo: il pittore François-Xavier Fabre (proprietario dell'immobile dal 1817 al 1830 circa) e lo scultore e collezionista Emilio Santarelli (dal 1837 al 1870, il quale aveva ricomprato l'immobile dai Damiani proprio grazie all'eredità lasciatagli da Fabre). Lo stesso Santarelli vendette il palazzo all'Ordine Mauriziano che, nel 1885, lo cedette ai Mazzei di Prato. La facciata principale su via Santa Monica, organizzata su sette assi, presenta caratteri sei settecenteschi ma ostenta, sul portone, uno scudo con l'arme dei Mazzei (d'argento, alla banda di rosso caricata di tre mazze d'arme del campo, poste nel senso della pezza). Sul cantone con via d'Ardiglione è invece, in alto, uno scudo con l'arme dei Pandolfini (d'azzurro, a tre delfini d'oro nuotanti l'uno sull'altro, con il capo cucito d'Angiò poggiante a destra, e il quarto franco sinistro d'argento, caricato di una pianta di verde fiorita di tre pezzi di rosso e nodrita in un vaso d'oro). Il fronte secondario, su via de' Serragli, mostra invece più chiaramente le origini cinquecentesche della fabbrica. Ancor più complessa la situazione degli interni (in parte descritti da Leonardo Ginori Lisci). L'ingresso e le scale sono di stile unitario, neoclassico, con nicchie e statue che dovrebbero essere ricondotte agli anni in cui qui abitò François-Xavier Fabre, ma, al primo piano, si succedono ambienti con pitture del tardo Cinquecento, del Seicento e quindi del Settecento e dell'Ottocento (soffitto con medaglioni e putti di Francesco Mensi). Anche il Novecento è ben rappresentato, per la presenza di un grande e luminoso ambiente, realizzato verso il 1930 su progetto dell'architetto Giuseppe Castellucci. Tornando agli esterni è da segnalare (su via Santa Monaca in prossimità dell'angolo con via de' Serragli) quello che è il maggiore ornamento del palazzo, il tabernacolo dipinto da Bicci di Lorenzo con la Madonna e il Bambino, tra i santi Paolo e Girolamo che regge in mano un cuculo, certo da mettere in relazione con l'antica denominazione del luogo, a lungo noto come canto alla Cuculia. Stando a quanto asserito da Garneri (1924) il tabernacolo fu "ripulito e restaurato" attorno alla metà dell'Ottocento per volere del conte Luigi Cibrario.
Bibliografia
dettaglio
Fantozzi 1843, p. 263, n. 661; Illustratore fiorentino 1880, pp. 60-61; Bigazzi 1886, pp. 283-284; Limburger 1910, n. 649; Garneri 1924, p. 298, n. XXI; Bertarelli 1937, p. 286; Ginori Lisci 1972, II, pp. 783-786; Firenze 1974, p. 312; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, p. 290; Ciabani 1984, pp. 40-41; Vannucci 1995, pp. 212-214; Firenze 2005, p. 458.
Approfondimenti Marco Lastri, Canto alla Cuculia e conversazione di letterati, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XII, pp. 76-79; Arnaldo Cocchi, Nostra Donna col Divin Figlio. Tabernacolo al canto alla Cuculia, in Notizie storiche intorno antiche immagini di Nostra Donna che hanno culto in Firenze, Firenze, Giuseppe Pellas Editore, 1894, p. 124; Guido Carocci, I Tabernacoli di Firenze, in "Arte e Storia", XXIV, 1905, 11/12, pp. 87-89.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: OBN-F-000511-0000 (esterno, 2011); OBN-F-000512-0000 (particolare del prospetto esterno su via de' Serragli, 2011); OBN-F-000513-0000 (particolare del canto alla Cuculia con il tabernacolo, 2011). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 1883 (veduta d'insieme del tabernacolo, 1950 ca.). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 71054 (veduta d'insieme del prospetto su via Santa Monaca, 1974); 96949, 96950 (vedute del prospetto prese da via de' Serragli, 1979); 96951 (particolare con il tabernacolo e una finestra terrena, 1979); 96952, 96953 , 96954, 96955 (vedute degli spazi interni, 1972). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0023689 (insieme della pittura del tabernacolo). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 71053 (veduta d'insieme dell'edificio ripresa dal canto alla Cuculia, 1974); 144111, 144112 (veduta d'insieme e particolare del tabernacolo, 1987); 148911, 148912, 148913 (particolari dell'affresco del tabernacolo durante l'intervento di restauro, 1987).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzi di Firenze su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI0600
ID univoco regionale 90480170735
Data creazione 30/12/2010
Data ultima modifica 29/03/2021
Data ultimo sopralluogo 20/07/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags casa di artista, tabernacolo, stemma familiare, comunità straniera (francese).
Localizzazione
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