Scheda Palazzo Ramirez de Montalvo

Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
Quartiere Santa Croce / San Giovanni
Ubicazione Borgo degli Albizi 26
Denominazione Palazzo Ramirez de Montalvo
Altre denominazioni Palazzo Matteucci
Affacci .
Proprietà Buonafé (Buonafede), Pazzi, Adimari, Ramirez de Montalvo, Matteucci, Desii.
Architetti - Ingegneri Ammannati Bartolomeo, Parigi Alfonso.
Pittori - Scultori - Decoratori Vasari Giorgio, Poccetti (Bernardino Barbatelli, d.), Catani Luigi, Leonetto Tintori.
Uomini illustri Borghini Vincenzo, von Stosch Philipp, Winckelmann Johann Joachim.
Note storiche L'edificio risulta costruito a partire dai primi anni sessanta del Cinquecento (e terminato nel 1568 secondo la testimonianza del diarista Lapini) su progetto di Bartolomeo Ammannati e direzione di Alfonso Parigi, tramite la riunificazione di una serie di case preesistenti (motivo questo che ha comportato l'eccentricità dell'ingresso principale) in parte di proprietà dei Buonafé (o Buonafede), in parte dei Pazzi e degli Adimari. A commissionare la nuova fabbrica fu il nobile spagnolo Antonio Ramirez de Montalvo, cameriere personale di Cosimo I e coppiere di Eleonora di Toledo, dopo aver acquistato le vecchie proprietà dell'area tra il 1558 e il 1564, usufruendo delle generose elargizioni del duca dal quale era stimato e benvoluto. Il palazzo rimase in possesso della famiglia fino al 1860, anno della morte dell'ultimo discendente maschio, sempre abitato dalla famiglia se non per brevi periodi, tra i quali Iodoco Del Badia (in Mazzanti-Del Lungo 1876) ricorda il 1645, quando vi ebbe residenza monsignore Annibale Bentivoglio nunzio apostolico in Firenze, e il 1739-1758, quando qui visse il barone prussiano naturalizzato inglese Philipp von Stosch, "uomo di grande erudizione, intelligente raccoglitore di antichità, che agli intendimenti scientifici seppe tanto bene accoppiare lo spionaggio politico per cui dal suo Governo gli fu dato l'incarico di vigilare gli atti degli Stuart prima in Roma e poi in Firenze" (alla morte del barone il palazzo ospitò il grande archeologo Johann Joachim Winckelmann chiamato a catalogare e classificare la collezione di gemme qui conservata). Nel 1866, per via ereditaria, il palazzo pervenne ai Matteucci di Volterra, per passare nel 1940 alla famiglia Desii e diventare poi sede di imprese e di uffici vari. Notevolissima, nonostante i guasti del tempo (e l'incauto rifacimento degli anni ottanta dell'Ottocento denunciato da Guido Carocci sulle pagine di "Arte e Storia"), la facciata a graffito, realizzata nel 1573-1574 su cartoni di Giorgio Vasari (forse dal giovane Bernardino Poccetti) e sulla base di un dotto programma iconografico stilato da Vincenzo Borghini, teso ad esaltare il duca Cosimo come benefattore della famiglia. Più in particolare si illustrano in basso le virtù dell'animo che più convengono alla vita al servizio del principe, quali la Modestia, la Prudenza, la Fedeltà, e, al di sopra, gli effetti di tali virtù, quali l'Obbedienza, la Segretezza e la Sollecitudine. Gli stessi motivi giustificano la presenza sul fronte dello stemma mediceo con relativa iscrizione e, sopra l'ultimo ricorso, la raffigurazione dei benefici che seguono a tale servizio, quali la Reputazione, la Ricchezza e infine la Fama. La storia conservativa di tali graffiti presenta ancora oggi vari punti oscuri: segnalati dalla letteratura della prima metà dell'Ottocento come in ottimo stato, sarebbero stati danneggiati da un inesperto restauratore nel 1887, quindi, nel corso del Novecento, sottoposti a ulteriori interventi negli anni 1908-1909, 1926, 1965-1966 e 1995-1996, in questi ultimi casi con il contributo dello Stato. E' da segnalare come nei restauri dei primi decenni del Novecento la decorazione avesse mantenuto una sua unitarietà, seppure previe ampie integrazioni delle mancanze, mentre nel 1965-1966 (intervento di Leonetto Tintori) si fosse optato sia di staccare le parti più compromesse o giudicate non originali (ora in parte esposte su pannelli nell'androne e nel cortile), sia di contraddistinguere le lacune con ampie zone di neutro. Sempre nel corso di questo restauro, inoltre, le parti lapidee sarebbero state consolidate con silicati che nel corso del tempo avrebbero causato ulteriori degradazioni. L'attuale stato del fronte, nonostante il recente intervento di recupero, resta così a documentare della quasi totale distruzione di quella che, dalla documentazione grafica e fotografica, risultava essere una delle più belle facciate graffite cittadine. Tornando all'insieme della fabbrica, si segnala come nelle sale al piano nobile, attualmente sede della Casa d'Aste Pandolfini, sia ancora ben leggibile la sua struttura originaria, e visibile un grandioso caminetto in pietra serena sempre eseguito da Alfonso Parigi su progetto dell'Ammannati. In varie sale di rappresentanza sono poi piacevoli decorazioni dei primi decenni dell'Ottocento riconducibili all'attività di Luigi Catani. Nel complesso l'edificio, come già sottolineato dagli studiosi, è da considerare uno dei più importanti esempi di architettura manierista in Firenze, e tra le principali opere civili dell'Ammannati. Si noti sul fronte la cura progettuale dei vari dettagli, ben esemplificata dal portone e dalle elaborate mensole delle finestre, fino alle inferriate delle finestre "a maglie larghe, equilibrate, eleganti, bene inserite tra le mensole in alto, senza interromperne il disegno" (Bucci 1971). Sul portone è uno scudo con l'arme della famiglia Montalvo (d'azzurro, alla sbarra di rosso sostenente un leone leopardito rivolto d'oro e accompagnato in punta da un castello turrito di tre pezzi d'argento; il tutto sormontato da un'aquila dal volo abbassato pure d'argento), che ricorre anche nella piccola corte interna, questa volta dipinto sul muro. Si lamentano alcune scritte imbrattanti a vernice in prossimità del portone. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1936.
Bibliografia Ruggieri 1722-1728, III, 1728, tavv. 29-31; Del Bruno 1757, p. 50; Cambiagi 1765, p. 80; Cambiagi 1771, p. 81; Cambiagi 1781, p. 76; Lastri 1821, II, pp. 204-208; Firenze 1828, p. 96; Thouar 1841, p. 371; Thouar 1841, p. 441; Fantozzi 1842, pp. 299-300, n. 84; Fantozzi 1843, p. 144, n. 323; Firenze 1845, pp. 99-100; Formigli 1849, p. 94; Firenze 1850, pp. 231-232; Mazzanti-Del Lungo 1876, tavv. XLIX-LVIII; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 80; Stegmann-Geymüller 1885-1908, IX, tav. 3 (Ammannati); Bigazzi 1886, p. 5; Elenco 1902, p. 249; Ross 1905, pp. 146-151; Schiaparelli 1908, p. 33; Limburger 1910, n. 594; Illustratore fiorentino (1911) 1910, pp. 136-139; Bertarelli 1922, p. 82; Garneri 1924, p. 250, n. XV; Bertarelli 1937, p. 165; Allodoli-Jahn Rusconi 1950, p. 203; Chierici 1952-1957, II, 1954, p. 281; Thiem 1964, pp. 105-108, n. 51, tavv. 130-135; Limburger-Fossi 1968, n. 594; Bucci-Bencini 1971-1973, I, 1971, pp. 91-95; Borsook 1972, p. 99; Ginori Lisci 1972, I, pp. 487-490; Palazzi 1972, p. 206, nn. 397-399; Fanelli 1973, I, p. 293; II, p. 100, fig. 550; Firenze 1974, p. 174; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 41; Dezzi Bardeschi 1981, pp. 74-75; Rosamaria Martellacci in Firenze 1992, p. 127, n. 91; Graffiti 1993, pp. 57-59; Vannucci 1995, pp. 317-319; Zucconi 1995, p. 91, n. 127; Lara Mercanti in Palazzi 2004, pp. 87-90; Cesati 2005, I, p. 21; Firenze 2005, p. 391; Pecchioli 2005, pp. 52-57; Paolini 2008, pp. 33-35, n. 30; Paolini (Albizi) 2008, pp. 51-63, n. 24; Paolini 2009, pp. 41-43, n. 36.
Approfondimenti Marco Lastri, Facciata a sgraffio del palazzo Montalvi, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, III, pp. 111-116; "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", IV, 1881, fasc. III, tav. III (Palazzo Montalvo, architettura di B. Ammannati. Stemma e graffiti della facciata); Vandalismo!, in "Arte e Storia", VI, 1887, 10, p. 80; Il Palazzo Montalvo, in "Arte e Storia", VI, 1887, 15, pp. 111-112; Giulio Gandi, Il palazzo Ramirez di Montalvo Matteucci di Bartolomeo Ammannati, sede della Federazione Fascista del Commercio della Provincia di Firenze, con numerose illustrazioni fuori testo, Firenze, all'Insegna del Libro, 1932; Clara Louise Dentler, Famous Foreigners in Florence 1400-1900, Firenze, Bemporad Marzocco, 1964; Il palazzo Ramirez-Montalvo, in Mazzino Fossi, Bartolomeo Ammannati architetto, Cava dei Tirreni, Morano, 1967, pp. 87-92; Massimo Maddii, Cenni sul restauro del palazzo Ramirez de Montalvo, in Bartolomeo Ammannati scultore e architetto, 1511-1592, a cura di Niccolò Rosselli del Turco e Federica Salvi, atti del convegno di studi (Firenze-Lucca, 17-19 marzo 1994), Firenze, Alinea, 1995, pp. 343-348; Carlos Plaza, Il palazzo Ramirez de Montalvo. Bartolomeo Ammannati, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 215-216; Dai depositi nei depositi. I Fondi Lotto per restauri e repertori di opere d'arte di alcuni depositi fiorentini, a cura di Maria Matilde Simari, Livorno, Sillabe, 2012, pp. 209-211, nn. 9-18; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 78-79.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-002987-0000 (veduta d'insieme della facciata, 1890 circa); ACA-F-055040-0000 (veduta d'insieme della via in forte scorcio, 1961); BEN-F-000027-0000 (veduta d'insieme della facciata, erroneamente identificata con quella del palazzo di Bianca Cappello); BEN-F-000030-0000 (particolare dello stemma sulla facciata , erroneamente identificata con quella del palazzo di Bianca Cappello). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0071661, 0071662, 0071664, 0071666, 0071667, 0071668, 0071669, 0071670 (scorci del prospetto e particolari dei graffiti). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 21817, 21818, 21819, 21820, 21821, 21822, 21824 (particolari di porzioni graffite del prospetto, 1961); 21823, 21826 (vedute del cortile, 1961); 44130, 44131 (particolari della porzione basamentale del prospetto, 1968).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Ramirez de Montalto su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI0003
ID univoco regionale 90480170369
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 19/10/2021
Data ultimo sopralluogo 22/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags graffito, stemma familiare, comunità straniera (spagnolo, inglese, tedesco).
Crediti Repertorio delle Architetture Civili di Firenze: Copyright © 2011 Palazzo Spinelli per l'Arte e il Restauro - Associazione No Profit; Copyright © 2011 Claudio Paolini
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