I linguaggi tecnici settoriali: il progetto di glossario multilingue on-line
Claudio Paolini
Istituto per l'Arte e il Restauro "Palazzo Spinelli"

Il testo che segue è la trascrizione dell'intervento tenuto nell'ambito del Florence Symposium nella giornata del 19 ottobre 2001.
 
 

Dal 1997 sono responsabile di un progetto sui linguaggi settoriali nellíambito delle tecniche artistiche e del restauro, promosso dall'Istituto per l'Arte e il Restauro di Firenze e gratificato, in tempi diversi e per specifici ambiti di ricerca, da finanziamenti delle Commissioni Europee.
Così è accaduto inizialmente per il settore della pittura su tavola e su tela (linea d'azione Info2000, cfr., per quanto disponibile on-line, all'indirizzo http://www.argosproject.org) e quindi per le indagini connesse agli stucchi forti e alla pietra artificiale previste nell'ambito di questo progetto denominato Plaster Architecture, parzialmente finanziato dalla Direzione Generale Education and Culture.
In sintesi cercherò qui di spiegare i tanti perché di questa ricerca, gli obiettivi fino ad oggi conseguiti e gli obiettivi futuri, nell'uno e nell'altro caso alla ricerca di quella collaborazione internazionale che, come vedremo, è uno degli elementi fortemente caratterizzanti il progetto.

Gli obiettivi e un po' di storia
Le ricerche sui lessici di settore hanno conosciuto un significativo sviluppo soprattutto nel corso dellíOttocento. Sicuramente partendo dalla straordinaria mole di materiale raccolto nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert e facendosi forza della sua giusta e notevole fortuna, l'Ottocento è stato attraversato da un interesse profondo nei confronti della sistematica e di tutto ciò che consentiva di ordinare, classificare, organizzare materiali fino allora dispersi o legati ai segreti delle botteghe e quindi alle alterne vicende della trasmissione orale dei saperi. Questo ha prodotto nell'ambito delle tecniche artistiche e artigianali (ovvero nel settore dello studio dei "mestieri") centinaia di pubblicazioni, in buona parte organizzati sotto forma di vocabolari.
In alcuni casi - particolarmente nell'Italia della seconda metà dell'Ottocento - la ricerca è stata fortemente segnata da interessi linguistici, volti a conoscere le tradizioni dialettali per superarle e consentire l'omogeneità della lingua sul territorio. Ne è un chiaro esempio il lavoro portato avanti da Felice Carena con i suoi vocabolari metodici (si veda in particolare il "Nuovo vocabolario italiano d'arti e mestieri" nella sua edizione del 1885) che tuttavia hanno comportato la registrazione di non pochi saperi tecnici.
In altri casi la ricerca è stata invece impostata proprio al fine di organizzare i tanti saperi tecnici (e in questo caso l'Italia si è mostrata chiaramente debitrice della ricca manualistica prodotta in Francia sempre nel solco della tradizione tracciata dall'Encyclopédie) pur dando di conto, consapevolmente o meno, delle varianti dialettali, con una specifica attenzione, sempre per quanto riguarda l'Italia, al "parlare degli artigiani" toscani e fiorentini in particolare (mi riferisco a pubblicazioni quali "Il parlare degli artigiani di Firenze" di Girolamo Gargiolli del 1876). E' il caso, ad esempio, del preziosissimo "Dizionario Tecnico dell'Architetto e dell'Ingegnere", realizzato dal Collegio degli Architetti e Ingegneri di Firenze ed edito in due volumi tra il 1884 e il 1887. Testo questo che, nell'introduzione, chiarisce obiettivi e modi di ricerca assolutamente sottoscrivibili ancora oggi e che, pur mostrando un chiaro interesse nel tutelare una tradizione locale di ricerche le cui origini "colte" vengono individuate nel "Vocabolario Toscano dell'Arte del Disegno" di Filippo Baldinucci (1681), si pone persino il problema del superamento delle barriere linguistiche (e questo in una Europa ancora ben lontana dal definirsi) proponendosi di editare un ulteriore volume con "la corrispondenza delle voci Francesi, Inglesi e Tedesca, e quella dei principali dialetti italiani", poi non data alla stampe - per quanto mi risulta - per mancanza di fondi.
Queste premesse, succinte e certo ben lontane dal tracciare la complessa storia delle ricerche nel settore, vogliono qui dare conto dell'eredità con la quale il nostro progetto nasce e, soprattutto, chiarire lo scenario all'interno del quale si profilano i primi obiettivi della ricerca, così riassumibili:

  • A. favorire l'uniformità del lessico in quanto capace di garantire una corretta comunicazione tra gli addetti ai lavori e, ancor più, tra gli studiosi non specializzati (già Filippo Baldinucci, nell'introduzione al suo Vocabolario Toscano del 1681, dichiarava di aver accettato la fatica della compilazione non per servire i "professori dellíArte", ma proprio a favore di coloro che "non essendo Professori, volessero di tali facoltà potere alquanto intendere e ragionare, o bene intendere chi ne parlasse").
  • B. Documentare di un lemma le varianti locali e dialettali, in quanto riconoscibili come patrimonio specifico, esso stesso da tutelare e tramandare anche perché, spesso, connesso a specifici saperi tecnici propri di alcune aree geografiche.
  • C. Favorire l'abbattimento delle barriere linguistiche, proponendo la trasposizione di un determinato lemma nel maggior numero di lingue (il che, spesso, è cosa tutt'altro che semplice, come dimostrano le comprensibili difficoltà incontrate oggi dal personale addetto alla traduzione simultanea degli interventi, che si è trovato innumerevoli volte a interpretare il termine inglese "plaster" che, a seconda degli ambiti, indicava ora lo stucco, ora il gesso di Parigi, ora l'intonaco, ecc.).
Ma questi tre punti, ovviamente, non esauriscono gli obiettivi del progetto.

Tradizione e innovazione
Consultando i repertori ottocenteschi è facilmente evidenziabile la straordinaria continuità che esiste nel linguaggio - e attraverso questo nella realtà delle tecniche - con quanto documentato nei secoli precedenti. Così come il Dizionario Tecnico dell'Architetto e dell'Ingegnere poteva far proprie integralmente delle voci già presenti nel Vocabolario del Baldinucci (perché essenzialmente ancora valide nel lessico e nella sostanza nonostante i due secoli intercorsi), quest'ultimo poteva porsi in stretta continuità con quanto documentato, ad esempio, negli scritti di Giorgio Vasari o, andando ancora più lontano nel tempo, con molte delle pratiche medioevali che risulteranno documentate da fonti quali il Libro dell'Arte di Cennino Cennini.
Tale continuità appare con assoluta evidenza se esaminiamo, ad esempio, il settore specifico degli utensili. Non c'è cesura tra quanto possiamo trovare elencato in un inventario del Quattrocento e quanto potremo immaginare presente nella bottega di un falegname o in un cantiere edile della fine dell'Ottocento. E' viceversa evidente il divario tra quest'ultima realtà e l'attuale. Nel volgere di un secolo circa materiali, utensili e tecniche hanno subito un'evoluzione e uno stravolgimento senza precedenti.
Al tempo stesso, in quest'arco di tempo, è emersa la giusta necessità di tutelare opere e testimonianze materiali del passato: obiettivo non certo perseguibile se non con la conoscenza e quindi la conservazione dei materiali, delle tecniche e degli utensili storici, attraverso i quali queste opere sono state create.
Questo aspetto chiarisce un ulteriore obiettivo da cui la nostra ricerca sui lessici di settore non può assolutamente prescindere:

  • D. Contribuire a tramandare, attraverso il linguaggio che li identifica e li descrive, materiali, utensili e tecniche che, al di fuori delle esperienze di restauro, rischiano di venire dispersi e dimenticati.
Detto per inciso, è ugualmente evidente la necessità di tali glossari nel fornire un ausilio alla corretta interpretazione della manualistica e dei ricettari antichi. Ad esempio, nel prezioso testo redatto da Carla Arcolao intitolato "Le ricette del restauro. Malte, intonaci, stucchi dal XV al XIX secolo" (Venezia 1998), si registra una ricetta in cui viene citato l'uso della raspella umida per levigare lo stucco marmo. Il termine raspella, ignoto all'Arcolao, è in realtà chiarito proprio dal Dizionario Tecnico primo citato, come denominazione popolare dell'Equisetum sylvaticum, una pianta per lo più nota in Toscana come erba cavallina, caratterizzata da foglie con superficie particolarmente ruvida e resistente, un tempo utilizzata per polire legno, avorio, alabastro, ecc.
Detto questo credo che risulti già chiara l'importanza e l'utilità della ricerca anche se i punti elencati non sono certo da interpretare come "manifesto" del progetto, e quindi sono da considerarsi ovviamente passibili di ampliamenti.

Metodo di ricerca e diffusione dei risultati
Rimane ora il problema di descrivere modalità e metodi della ricerca e, ugualmente, veicoli per una sua diffusione e implementazione.
L'attuale momento storico è fortemente caratterizzato dalla possibilità di utilizzare nuove tecnologie per la ricerca, per l'archiviazione dei dati e per la veicolazione degli stessi (mi riferisco ovviamente alle potenzialità offerte dalle Reti telematiche e, segnatamente, da Internet). L'informatica ha reso possibile la gestione di banche dati particolarmente estese, il che non ha solo velocizzato i tempi di ricerca, ma ha consentito di raggiungere una nuova qualità della ricerca stessa. Vorrei spiegare meglio il concetto con un ulteriore esempio: l'egregio "Dizionario di architettura" curato da Nikolaus Pevsner, John Fleming e Hugh Honour indicava tra i suoi punti di forza la presenza di duemila rimandi tra le varie voci. Oggi è possibile realizzare sulla base della ricorrenza dei termini migliaia di links senza che questo possa apparire come valore aggiunto particolarmente significativo. Nell'ambito della nostra ricerca, il sito che raccoglie il gruppo iniziale di materiali raccolti (http://www.argosproject.org) presenta novemila collegamenti ipertestuali generati automaticamente e aggiornabili al momento dell'inserimento di nuovi lemmi. In altri termini, il mezzo prescelto è già di per se indice di un metodo di lavoro e di gestione e, in quest'ambito, non mancano certo modelli di riferimento d'alto profilo.
Le stesse Commissioni Europee hanno attivato non poche iniziative che tendono a coniugate determinati obiettivi (essenzialmente il superamento delle barriere linguistiche nell'ambito della Comunità) con l'uso ottimale delle nuove tecnologie. Ne è un esempio il progetto in costante divenire denominato Euro Dic Autom (http://eurodic.ip.lu).
Esemplare, poi, il progetto di ricerca finanziato dalla Paul Getty Foundation, denominato AAT (Art & Architecture Thesaurus (http://www.getty.edu/research/tools/vocabulary/aat/index.html), particolarmente vocato alla strutturazione gerarchica e alla categorizzazione dei lemmi. Si possono poi citare vari progetti portati avanti - sempre con il contributo delle Commissioni Europee - dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. E ancora - per l'ambito del quale qui stiamo discutendo - il Conservation and Art Materials Dictionary del Dipartimento di Conservazione del Museum of Fine Arts di Boston (http://www.mfa.org/conservation), il Main Building Materials Thesaurus (http://www.rchme.gov.uk/thesaurus/bm_types/default.htm) e il Means Building Glossary (http://www.rsmeans.com/dictionary). Ulteriori indicazioni possono poi essere reperite nella sezione dei links di plasterarc.net.
Inoltre c'è il progetto portato avanti dall'Istituto per l'Arte e il Restauro di Firenze, proposto in rete per quanto concerne i risultati della prima fase di lavoro sotto la denominazione di Argos Project (http://www.argosproject.org) che raccoglie circa 2500 lemmi in lingua italiana, in particolare legati alle tecniche pittoriche (e quindi anche alle tecniche su supporto murario) e in buona parte trasposti nelle lingue inglese, francese, spagnolo e tedesco, gestito in modo tale da consentire l'aggiornamento on-line da parte dei partner che hanno aderito all'iniziativa.
Lo scenario è quindi tale che è possibile affermare che, per quanto ogni progetto sia perfettibile, il problema non è tanto quello di accedere alle informazioni, quanto quello di possedere i mezzi per selezionarle. Bene mi intendono coloro che, utilizzando uno dei tanti motori di ricerca presenti in rete alla ricerca di specifiche informazioni, si trovano a muoversi casualmente all'interno di centinaia e migliaia di pagine web proposte, con evidenti difficoltà nel trovare la giusta risposta alla propria domanda.
In altri termini il problema è quello del livello di referenzialità del lavoro che viene offerto al pubblico. Per questo cerchiamo di muoversi operando con partner di alto profilo che possano, insieme, sottoscrivere la definizione di un lemma e rendere il nostro glossario sempre più corretto. Questo ovviamente, è tutt'altro che semplice, dato che il materiale sul quale investighiamo richiede competenze estremamente variate e non sempre disponibili. Il  carattere circoscritto delle voci di un glossario non significa infatti fare riferimento ad una sola disciplina: nel nostro caso, ad esempio, il definirsi dell'intervento di restauro come risultato dell'interagire di équipe complesse di specialisti rende necessario un continuo sconfinamento in realtà apparentemente lontane dal mondo dell'arte. Viceversa, nel caso delle tecniche artistiche (con i loro specifici strumenti e materiali), la complessità è data dalla necessità di confrontarsi con una tradizione antica e oltremodo variata nell'uso dei lessici, il cui significato può assumere valore diverso in relazione al periodo di utilizzazione, al contesto e all'area geografica presi in considerazione. Questa complessità, d'altra parte, è essa stessa da intendersi come ricchezza e specifico patrimonio culturale da salvaguardare e trasmettere.

L'edizione a stampa del glossario e il problema delle immagini
In questa sede, oltre al progetto nel suo insieme, abbiamo l'opportunità di presentare anche una prima edizione a stampa del materiale raccolto, sotto il titolo "Glossario delle malte, degli intonaci da rivestimento, decorazione plastica e supporto pittorico". Dobbiamo precisare che questa edizione rappresenta un contributo specifico dell'Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli, fotografando la situazione al giugno 2001, quando non erano stati ancora inseriti i contributi dei partner che hanno non poco arricchito e precisato la ricerca e contribuito a rendere ancora più ampio il materiale che proponiamo on-line all'interno del sito (che speriamo si sviluppi ulteriormente nei mesi e negli anni a seguire)
Ancor prima di queste opportunità, il glossario on-line si qualifica nell'affiancare alle voci dei singoli lemmi materiale iconografico di riferimento e chiarimento.
L'importanza di un apparato illustrativo è evidente. Scriveva Denis Diderot nel 1751: "La scarsa abitudine che si ha di scrivere e di leggere scritti sulle arti rende difficile spiegare in modo intelligibile le cose difficili. Da qui nasce la necessità delle figure. Si potrebbe dimostrare con mille esempi che un puro e semplice dizionario della lingua, per ben fatto che sia, non può fare a meno di figure senza cadere in definizioni oscure e vaghe. Una occhiata all'oggetto o alla sua rappresentazione dice più di una pagina scritta". Questo è ancora più vero se si pensa alla possibilità di una 'figura' di superare le barriere linguistiche e quindi di facilitare la comprensione e la traduzione del lemma. E questa è l'ulteriore speranza e scommessa di questo sito: utilizzare la Rete quale laboratorio in cui far interagire restauratori, storici dell'arte, storici delle tecniche ecc., di vari Paesi, in modo da ampliare le trasposizioni in altre lingue (che, lo ripetiamo, sono frutto di un lavoro decisamente distante da quello di una semplice e meccanica traduzione) e rendere disponibile a un pubblico sempre più ampio questo lavoro.
Ciò detto, risulteranno comunque evidenti i pregi di questa edizione cartacea. La necessità di conoscere il significato di un termine o di una locuzione può farsi urgente nei luoghi più disparati: in una biblioteca, in un museo, in un laboratorio di restauro... comunque in luoghi dove la possibilità di attingere ai dati di un computer può risultare disagevole o decisamente inopportuna. Un glossario a stampa, effettivamente tascabile, potrà in questi casi rispondere egregiamente alle necessità diventando (come speriamo che accada per questo lavoro), un riferimento consueto e familiare.