Scheda Palazzo Gianfigliazzi Bonaparte

Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Lungarno Corsini 4- 6
Denominazione Palazzo Gianfigliazzi Bonaparte
Altre denominazioni Albergo delle Quattro Nazioni, palazzo del conte di Saint Leu, palazzo Lamporecchi, palazzo d'Hooghworst, palazzo Campodonico, Hotel Bretagna
Affacci .
Proprietà Gianfigliazzi, Teghiacci, Gianfigliazzi, Bonaparte, Lamporecchi, van der Linden d'Hooghworst, Cesaroni Venanzi, Capponi, Campodonico, De Hagenauer.
Architetti - Ingegneri Brunelleschi Filippo, Silvestri Bartolomeo, Brizzi Raffaello.
Pittori - Scultori - Decoratori Donatello (Donato de' Bardi, d.), Desiderio da Settignano.
Uomini illustri Manzoni Alessandro, Bonaparte Luigi, Baroni Nello, Porcinai Pietro, Tempestini Maurizio.
Note storiche Di origine quattrocentesca (e tradizionalmente ricondotto a un progetto di Filippo Brunelleschi) il palazzo è così sinteticamente descritto nella sua configurazione originaria da Walther Limburger (1910): "In origine era una ricca costruzione del primo Rinascimento, con una loggia aperta in luogo del piano superiore e con uno stemma attribuito a Donatello". Certo è che l'edificio appartenne continuativamente ai Gianfigliazzi (eccezion fatta per il breve periodo tra il 1457 e il 1460) fino all'estinzione della casata, nella seconda metà del Settecento (1764). Nel corso dell'Ottocento fu più volte modificato fino ad acquistare l'attuale configurazione, e nello stesso secolo conquistò grande rinomanza nello scenario cittadino per gli illustri personaggi che ospitò e per gli arredi di gusto internazionale che ne caratterizzarono gli interni. Più in particolare nel 1825 (altrove 1828) fu acquistato da Luigi Bonaparte, re d'Olanda e padre di Napoleone III (da qui la denominazione di palazzo del conte di Saint Leu), poi adibito ad albergo, con la denominazione di Albergo delle Quattro Nazioni. Nell'estate del 1827 Alessandro Manzoni, venuto a Firenze "per risciacquare i panni in Arno", vi fu ospite, come ricorda una lapide posta sul portone. Passato all'avvocato Ranieri Lamporecchi il palazzo vide la nascita e il lungo soggiorno di sua nipote Virginia, giovane contessa di Castiglione, nota per il suo fascino e per l'amicizia con Napoleone III di Francia. Sotto questa proprietà, nel 1841, il palazzo fu oggetto di un importante intervento di ampliamento e adeguamento al gusto del tempo: tra l'altro furono rinnovati e ridecorati i saloni e, per quanto concerne gli esterni, regolarizzata la disposizione delle finestre in facciata e chiuso il loggiato all'ultimo piano, il tutto su progetto dell'architetto Bartolomeo Silvestri. Nel 1867 la residenza fu venduta al belga van der Linden barone d'Hooghworst, sposato alla fiorentina Aurora Guadagni e addetto onorario della legazione belga negli anni di Firenze Capitale (1865-1871). Il lusso della casa, reso manifesto dai grandiosi ricevimenti organizzati dal proprietario, è testimoniato nel libro di Ugo Pesci, Firenze Capitale, dove in particolare si descrive la festa di carnevale del 1870. Successivamente la proprietà fu venduta ai Cesaroni Venanzi. Dopo alcuni lavori di restauro documentati al 1897, ai primi del Novecento le finestre del piano terreno furono ridotte a sporti (1907). Nel 1920 fu acquistato dall'avvocato e politico Aldemiro Campodonico, e nel 1923, su sua commissione e con il nulla osta della Soprintendenza ai monumenti, lo si rialzò, su progetto dell'ingegnere Raffaello Brizzi. Successivamente passò di proprietà a sua nipote Maria, baronessa De Hagenauer. Ai lati del fronte sono due scudi con arme: uno antico con l'arme dei Gianfigliazzi (attribuito a Desiderio da Settignano e ancor prima, come accennato, ricondotto a Donatello), l'altro moderno, dei baroni d'Hoogswort. Oltre alla memoria relativa al soggiorno del Manzoni posta sopra il portone, ve ne sono altre due murate nell'androne: una in ricordo di Luigi Bonaparte che qui morì nel 1846, l'altra in memoria di Emilia d'Oultremont baronessa d'Hoogworst, qui morta, nella casa di suo figlio primogenito, il 22 febbraio 1878. Negli ambienti del palazzo collegati all'ingresso segnato con il numero 6 ebbero lo studio dal 1940 l'architetto Nello Baroni, il paesaggista Pietro Porcinai (ambedue già uniti in sodalizio dal 1937 con studio in via Sassetti 1) e l'architetto di interni Maurizio Tempestini (dal 1946 O.P., Organizzazione Professionisti per la Sintesi nel Lavoro). Attualmente, oltre a vari studi, da qui si accede all'Hotel Bretagna (Residenza d'epoca Bretagna). Si vedano anche, in ragione della comune proprietà avuta per lungo tempo, le note relative a lungarno Corsini 2 e via Tornabuoni 1. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale. N.B. Gli importanti dati resi noti da Brenda Preyer nel saggio sul palazzo edito nel 2004 non sono stati ancora oggetto di esame ai fini della revisione di questa scheda: si rimanda quindi alla pubblicazione indicata in bibliografia per una esaustiva trattazione delle vicende della fabbrica nel tempo.
Bibliografia Bocchi-Cinelli 1677, p. 235; Zocchi 1744, tav. VI; Fantozzi 1842, p. 564; Fantozzi 1843, p. 48, n. 81; Firenze 1845, pp. 149-150; Formigli 1849, p. 136; Firenze 1850, p. 155; Elenco 1902, p. 254; Limburger 1910, n. 293; Garneri 1924, p. 114, n. LVIII; Limburger-Fossi 1968, n. 293; Palazzi 1972, p. 145, n. 259; Firenze 1974, p. 290; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 271; Zocchi-Mason 1981, pp. 42-43; Cesati 2005, I, p. 189; Firenze 2005, pp. 430-431; Insabato-Ghelli 2007, p. 33; Invernizi 2007, I, p. 145, n. 121; Adsi 2009/1, pp. 29-30.
Approfondimenti Giacomo Gabardi, Firenze elegante, Firenze, Tipografia Ricci, 1886, pp. 5-10 (Casa d'Hooghworst); Restauri di fabbriche, in "Arte e Storia", XVI, 1897, 19, p. 152; Clara Louise Dentler, Homes of the Bonapartes in Florence, in "Florence", X, 1959, 1, pp. 10-13; Maddalena Trionfi Honorati, Le case dei Bonaparte a Firenze negli anni dell'esilio, in "Antichità Viva", V, 1966, 2, pp. 64- 80; Brenda Preyer, Around and In the Gianfigliazzi Palace in Florence: Developments on lungarno Corsini in the 15th and 16th Centuries, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XLVIII, 2004, 1-2, pp. 55-104; Claudio Cordoni, Firenze, Lungarno Corsini 6: lo studio Baroni, Tempestini, Porcinai, Firenze, Edifir, 2017.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: AVQ-A-003862-0006 (veduta di scorcio del lungarno con prospetto del palazzo, 1870 circa), ACA-F-003107-0000 (veduta di scorcio di questo tratto del lungarno con prospetto del palazzo, 1890 circa).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla sito dell'Hotel Bretagna, dal sito Dimore Storiche Italiane e dalla voce Palazzo Gianfigliazzi su Wikipedia.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 16/11/2008
Data ultima modifica 06/10/2020
Data ultimo sopralluogo 20/07/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags albergo, lapide, stemma familiare, comunità straniera, legazione.
Crediti Repertorio delle Architetture Civili di Firenze: Copyright © 2011 Palazzo Spinelli per l'Arte e il Restauro - Associazione No Profit; Copyright © 2011 Claudio Paolini
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