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Il Portico
Il Portico
Titolo: Il restauro degli affreschi
Luogo: Convento Il Portico, Firenze
Data: 2008
Esecuzione: Allievi Corso Restauro Affreschi, II anno, A.A. 2007/2008

Introduzione storico artistica

Il Convento Il Portico, Casa Madre delle suore Stimmatine, si trova in prossimità del borgo del Galluzzo, zona meridionale della città di Firenze.
La sua storia ha inizio nel 1240, viene fondato e vive grazie ai beni donati dal suo fondatore il quale dispone che al suo interno si conduca uno stile di vita eremitico seguendo l’ordine di Sant’Agostino.
L’eremo vive in modo autonomo per circa un secolo fino a quando nel 1340, il Vescovo di Firenze conferma il monastero. A partire da questa data si hanno le prime notizie certe sulla sua struttura, l’edificio comincia a prendere forma, presenta una campana e una chiesa primitiva, molto piccola, con affreschi in corrispondenza dei quali si pensa fossero collocati tre altari, oggi non più esistenti.
Alle spalle dell’altare maggiore si trova l’affresco con la raffigurazione della Vergine che appare a San Bernardo mentre egli sta pregando, lateralmente l’Arcangelo Raffaele e San Nicola di Bari.
Alcuni elementi di gusto tardo-gotico così come una certa sicurezza nel rappresentare lo spazio consentono di collocarli tra la metà del Trecento e i primi del Quattrocento. Sicuramente sono la testimonianza più antica presente nel convento.
Il refettorio, dalla linea architettonica cinquecentesca, presenta un soffitto ad archi molto alto e grandi finestre, cinquecenteschi anche gli arredi, tavoli massici di rovere con supporti in pietra serena, predelle di legno, sedili fissi e il pulpito per il lettore.
Una delle sue pareti è occupata da un affresco raffigurante L’Ultima Cena, eseguito verso il 1520, attribuito a Ridolfo del Ghirlandaio o ad un artista della sua scuola per alcuni tratti fondamentali come la disposizione delle figure degli apostoli e la carica simbolica di alcuni elementi che completano la scena, per esempio le rose, simbolo di Maria ma anche del sangue versato dal Cristo; le albicocche, simbolo del peccato; le piante di aranci, paradiso e vita eterna; i cipressi, morte.
Sulla parete di fronte al Cenacolo si trova un tabernacolo con una formella in maiolica raffigurante la Natività. Il 1490 è l’anno di consacrazione della seconda chiesa, molto più ampia della prima, il suo ingresso era dove oggi è situata la porta del confessionale, sopra vi si trovava l’affresco di Sant’Agostino, in seguito staccato e sistemato all’interno, l’altare si trovava a destra dell’entrata dove è tuttora e lateralmente erano presenti altri due altari dedicati a S. Arcangelo Raffaele e all’Annunciazione di Maria: la tela dell’Annunciazione è ancora al suo posto, mentre l’Arcangelo Raffaele ha lasciato il posto al Crocifisso ligneo. La pavimentazione del coro, in tavole di legno, risalente al Settecento serve ancora oggi come passaggio interno per accedere alla primitiva chiesa.
Nel 1529 in seguito alla cacciata dei Medici e all’assedio della città, le monache sono costrette ad abbandonare il monastero che trovano devastato al loro rientro. Durante il periodo dell’assedio i soldati distruggono barbaramente scritture, iscrizioni e libri provocando danni anche all’edificio.
Il 1696 è l'anno di edificazione di una nuova chiesa, annessa al lato ovest del convento, mentre la vecchia chiesa viene totalmente restaurata. Il progetto originario prevedeva di collocare il coro all’interno nella controfacciata della chiesa, sostenuto da due colonne e sei capitelli, è stato invece costruito esternamente per evitare di appesantire l’edificio creando così una loggia in prossimità dell’ingresso.
I lavori continuano fino al 1697 e nel 1705 è consacrata sotto il nome di Santa Maria della Neve, in ricordo di una nevicata miracolosa che secondo la tradizione sarebbe avvenuta il 15 agosto 1702.
La chiesa è decorata con finte architetture alle pareti e affreschi sul soffitto, ospita una pala d’altare, olio su tela, raffigurante la Vergine con il Bambino che consegna la cintola a Sant’Agostino e a Santa Monica, sulla parete destra un Crocifisso in legno scolpito, di autore ignoto, databile 1340-1360 sicuramente proveniente dalla chiesa vecchia, e ai lati due affreschi raffiguranti la Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista eseguiti intorno al 1700.
Attualmente nella sacrestia è collocata una piccola e antica tela, visibilmente ridimensionata, relativa alla Madonna della Neve. L’antico cimitero del Portico, attivo fino al 1433 come sepoltura delle monache defunte, si trovava dove oggi è la stanza delle reliquie con gli affreschi di Bicci di Lorenzo.
 
Lo Stato Conservativo e il Restauro

Il ciclo di affreschi della chiesa primitiva del convento di Santa Maria della Neve al Portico si suddivide in quattro scene raffiguranti San Girolamo Orante, L’Apparizione della Vergine a San Bernardo da Chiaravalle e Altre Storie, Arcangelo Raffaele e Tobiolo, San Nicola da Bari in Trono.
In alcune zone, soprattutto sulla fascia mediana della scena rappresentante San Raffaele Arcangelo e sulla decorazione che la separa dal San Nicola, erano evidenti abrasioni del film pittorico e sollevamenti di scaglie di colore di piccole dimensioni che era necessario far riaderire, prima di procedere con la pulitura, per evitare perdite di frammenti.
Si notavano, inoltre, degli spanciamenti di grandezza variabile su tutta la superficie affrescata ad indicare la presenza di distacchi di media e grande importanza dell’intonaco pittorico dall’arriccio e di questo dal muro.
Si è potuto procedere alla fase di pulitura che ha tuttavia rivelato una serie di problematiche.
Una delle difficoltà maggiori incontrate durante la pulitura è stata la presenza di aree dipinte con azzurrite, che viene data a secco rendendo la pellicola pittorica più fragile rispetto alle zone realizzate a buon fresco, sulle quali l’operazione è stata essenzialmente meccanica.
Sono state, poi, rimosse le vecchie stuccature cementizie, asportati i chiodi e le staffe che nel tempo erano stati applicati sulla muratura e stuccati i fori provocati da questi, con un intonachino leggermente pigmentato. Sulle mancanze di intonaco e sui fori di grandezza maggiore si è intervenuti in due tempi con una doppia stuccatura con lo scopo di rendere la superficie il più possibile vicina all’aspetto materico originale.
Dopo queste fasi che riguardano il restauro conservativo dell’opera è stato effettuato un intervento di tipo estetico.
Durante i lavori di restauro svolti sugli affreschi, è stata scoperta una profondità nel lato destro della pittura, probabilmente, in quel punto esisteva un passaggio per accedere al cortile adiacente il cimitero.