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Palazzo Vecchio
Palazzo Vecchio
Titolo: Il restauro lapideo
Luogo: Palazzo Vecchio, Firenze
Data: febbraio-marzo 2010
Esecuzione: Allievi Corso Restauro Lapideo, A.A. 2009/2010

Introduzione storico artistica

Palazzo della Signoria, più noto come Palazzo Vecchio, è il simbolo del potere civile della città di Firenze da oltre sette secoli. Eretto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo ha subito nel corso del tempo numerosi interventi di ampliamento e trasformazione e nei decenni centrali del Cinquecento, per volere di Cosimo I de' Medici, furono eseguite grandiose opere di ristrutturazione e decorazione degli interni. Alcuni allievi del corso Restauro Materiali Lapidei dell'Istituto per l'Arte e il Restauro, hanno avuto modo di intervenire su alcune opere collocate in un vestibolo al primo piano di Palazzo Vecchio, nell’ala chiamata Quartiere del Governatore. Si tratta di una statua in marmo scolpita da Pio Fedi, raffigurante la Civiltà Toscana e di due busti-ritratto marmorei della seconda metà del XIX sec.
 
La Civiltà Toscana
Questa statua, in marmo bianco di Carrara, fu scolpita alla fine della seconda guerra d'indipendenza, in pieno clima risorgimentale, e il suo restauro fu deciso in occasione del 150° anniversario del plebiscito toscano per l’unione al Regno di Sardegna.
 
Stato conservativo
L’insieme scultoreo è composto da una figura allegorica femminile guidata da un genietto alato, da un piedistallo a colonna in marmo con venature grigie e iscrizioni dorate riferite al dono dell’opera, e un basamento in pietra serena. La statua si presentava in buono stato di conservazione, tuttavia mostrava piccole lacune nella lira e nello stilo, mentre nella parte inferiore del complesso erano evidenti segni di degrado antropico. Il marmo risultava coperto da uno strato di materiale grasso di colore giallo-ocra, probabilmente oli e cere, che ha modificato visibilmente la cromia originaria dell’opera.
La firma incisa dell'artista presentava una stuccatura pigmentata di riempimento, parzialmente lacunosa.
 
Il restauro
L'intervento di restauro ha avuto inizio con la rimozione del deposito incoerente, effettuata inizialmente con pennelli a setole morbide e aspirapolvere. La fase di pulitura ha messo in evidenza alcune venature grigie, prima coperte dai vari tipi di deposito, sul marmo della figura femminile, localizzate su parte del busto posteriore, addome, braccio ed avambraccio destro e coscia sinistra. Lo spazio fra i due dischi marmorei sui quali poggia la statua presentava una stuccatura in gesso parzialmente deteriorata e nella zona lacunosa era evidente una lamina di piombo che aveva la funzione di creare un piano di appoggio più stabile e livellato. Sul piedistallo la doratura delle iscrizioni mostrava delle lacune sulle quali si è eseguito un ritocco cromatico, applicato a pennello, con oro a conchiglia, polvere d’oro zecchino legato a gomma arabica. In accordo con la direzione dei lavori, sulla statua sono stati lasciati due testimoni, situati sul polpaccio destro del genietto alato e sul panneggio, in punti non visibili da terra.
 
Il busto di Luigi Rudigoz

Il busto, opera di Italo Vagnetti e raffigurante il ritratto di un nobile, Giovanni Luigi Rudigoz, è agganciato mediante un perno in metallo ad una struttura cilindrica.
 
Stato conservativo
Il manufatto si presentava in buono stato di conservazione, tuttavia la superficie risultava ricoperta da un consistente strato pulverulento e da un film di colore giallo composto da sostanze cerose ed oleose, utilizzato in passato con funzione protettiva e lucidante. Sul volto la presenza di macchie gialle più evidenti metteva in risalto la zona della bocca, interessata da una cromia più chiara, causata da una precedente pulitura. Sul busto, nelle zone più incave della giacca, era visibile un abbondante accumulo di sporco incoerente. Infine sul basamento di legno erano evidenti piccole lacune sulla parte superiore, crepe verticali lungo il corpo cilindrico e tracce di colore a tempera sulla zona sottostante.
 
Il restauro
L'intervento di pulitura ha previsto dapprima una spolveratura della superficie marmorea eseguita con un pennello a setole morbide per rimuovere la polvere e lo sporco incoerente. Successivamente si è intervenuti per attenuare le macchie oleose e cerose assorbite dal marmo, insistendo soprattutto sulle zone più scure, così da ottenere una cromia possibilmente omogenea.
Completato il busto, oggetto del restauro è stato il basamento in legno su cui, dopo una pulitura blanda nel totale rispetto della natura del materiale è stata eseguita l'integrazione delle lacune e delle fessurazioni presenti, sia sulla base che sulla colonna, con stucco applicato a spatola.
 
C. F. Fuller "L'autoritratto"
L’opera, in marmo bianco di Carrara, raffigura l’autoritratto di C. F. Fuller, architetto, scultore e pittore inglese dell'Ottocento, in una posa classica con volto leggermente di prospetto, capelli mossi e compatti e barba copiosa. Particolare la lavorazione della giacca che riprende con una finitissima trama ad intreccio il tessuto originale. Il busto è posto su un basamento in legno dipinto con effetto marmorizzato, costituito da una base a diretto contatto con l’opera.
 
Stato conservativo
L’opera presentava sull'intera superficie uno spesso strato di particellato atmosferico, in particolare nella trama della giacca, ed era ricoperto da uno strato di materiale grasso, oli e cere, di colore giallo-ocra, che ha modificato visibilmente la cromia dell’opera.
 
Il restauro
La prima fase dell’intervento ha visto l’asportazione dello strato superficiale del deposito pulverulento servendosi di un pennello a setole morbide associate all’azione di una aspirapolvere, con conseguente lavaggio della superficie. Successivamente si è cercato di attenuare le macchie oleose e cerose assorbite dal marmo e sulle zone che presentavano ancora residui di deposito incoerente si è intervenuti moderatamente con bisturi. Nel corso della pulitura si è deciso in accordo con la direzione dei lavori, di non insistere laddove il modellato presentava la riproduzione della trama del tessuto (giacca) al fine di consentire una migliore leggibilità dell’opera. La fase finale dell'intervento ha riguardato il basamento, dove le crepe sono state integrate con stucco e sia le stuccature che le lacune di colore sono state riprese con la tecnica del mimetico mediante colori a tempera. Tutta la superficie del basamento è stata rivestita da cera d’api prima stesa a pennello e poi lucidata con un panno morbido.