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Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Via de' Pecori 6- 8
Denominazione Palazzo Orlandini del Beccuto
Altre denominazioni Palazzo Gondi di Francia
Affacci via de' Vecchietti
Proprietà Cambini, Carnesecchi, Gondi, Giacomini, Orlandini, Orlandini Corsini, Orlandini del Beccuto, Bonaparte, Orlandini del Beccuto, Banco di Napoli, Monte dei Paschi di Siena.
Architetti - Ingegneri Ferri Antonio Maria, Ferri Ciro, Del Rosso Ignazio, de Cambray Digny Luigi, Bettarini Luigi, Mannaioni Giovanni, Fortini Cesare, Giovannozzi Ugo, Gamberini Italo, Bambi Antonio, Peracchio Luciano, Melucci Piero.
Pittori - Scultori - Decoratori Poccetti (Bernardino Barbatelli, d.), Dandini Pietro, Gabbiani Antonio Domenico, Gherardini Alessandro, Ademollo Luigi, Meritoni Cosimo.
Uomini illustri Brunelleschi Filippo, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Andrea del Sarto (Andrea d'Agnolo, d.), Bonaparte Girolamo, Paget Lady Walburga Ehrengarde Helena.
Note storiche Il palazzo, così come indicato da Walther Limburger, è da ritenersi costruito su un'area già occupata da varie antiche case: la parte occidentale in luogo di un palazzo Cambini (1458), poi Carnesecchi (1489), poi Gondi (1496), la parte orientale dove era tra l'altro un palazzo Chiarucci poi Strozzi. L'attuale fabbrica nasce dall'acquisizione di queste preesistenze da parte degli Orlandini del Beccuto (1672), e da un progetto di trasformazione redatto verso il 1679 da Antonio Maria Ferri (Limburger segnala seppure dubitativamente anche il coinvolgimento dello stesso Ciro Ferri, già chiamato in causa da Federico Fantozzi). Il cortile è invece dato da Limburger e Fantozzi come opera di Ignazio Del Rosso. Nel 1831 altri lavori furono condotti dall'architetto Luigi de Cambray Digny. Un giardino, esistente sul lato opposto alla via de' Pecori e impiantato nel 1803 su disegno dell'architetto Luigi Bettarini, fu ridotto nel 1830 (in concomitanza con l'allargamento della strada) e quindi del tutto eliminato alla fine dell'Ottocento. Nella prima metà dell'Ottocento - dopo importanti lavori di riassetto del complesso su progetto dell'architetto Giovanni Mannaioni - e fino al 1840 il palazzo fu abitato dal principe Girolamo Bonaparte. Tra il 1867 e il 1871, durante il periodo di Firenze capitale, ebbe qui la residenza l'ambasciatore britannico sir Augustus Paget (succeduto a al ministro sir Henry George Elliot) con sua moglie, la scrittrice e filantropa inglese Lady Walburga Ehrengarde Helena Paget. "Relativamente al merito architettonico della facciata dirò che contro le buone regole dell'arte non ha porta nel mezzo, ma due prossime all'estremità, i pilastri dorici delle quali, destinati a sostenere una cornice che serve di terrazzino al piano nobile, sono impropriamente tagliati dalle bozze che ne circondano la luce; che le finestre terrene sono belle ed a poche seconde in questo genere; che quelle del primo piano sono inutilmente risaltate nella cornice e nei frontespizi, ed hanno inutili e meschini balaustri nel parapetto; che il cornicione è una massa informe senza grazia e senza carattere; e che quelle finestruole situate immediatamente sotto di esso, non solo compariscono disgradevoli alla vista, ma nuocono alla bellezza della facciata, la quale nell'insieme non manca di buone proporzioni e eleganza" (Fantozzi 1842). Nel corso dell'ultimo quarto dell'Ottocento l'edificio "subì rimaneggiamenti... dall'ingegnere Fortini" (Bargellini-Guarnieri 1978). Si tratta in effetti di estesi lavori condotti sotto la direzione dell'ingegnere Cesare Fortini che, secondo quanto denunciato da Guido Carocci dalle pagine di "Arte e Storia" del 1884, portarono tra l'altro a una soprelevazione, alla intonacatura dei piani superiori già a bozze, e alla realizzazione di una nuova tettoia. Acquistato nel 1913 dal Monte dei Paschi di Siena, che ancora ha qui sede con attuale ingresso principale da via de' Pecori, subì nel corso del Novecento vari interventi legati alla nuova destinazione, così sintetizzati da Mazzino Fossi (1968): "Nel 1908 restauri alla facciata. Nel 1925 lavori di adattamento, ad uso di banca, nel piano terreno (sala per il pubblico nel cortile, atrio). Nel 1930 lavori di consolidamento alla facciata. Nel 1931 è autorizzata un'apertura, sulla facciata, all'altezza delle finestre del terzo piano, e restauri alla gronda. Nel 1935-1936 restauri ai dipinti dell'interno e lavori minori di adattamento". A questi lavori (nell'ambito dei quali operò tra il 1925 e il 1930 circa l'ingegnere Ugo Giovannozzi) sono da aggiungersi quelli realizzati nel periodo 1970-1975 (e ancora negli anni seguenti con adattamenti databili tra il 1983 e il 1986) con la direzione dell'architetto Italo Gamberini (collaboratori: Antonio Bambi, Luciano Peracchio e Piero Melucci), volti a un migliore utilizzo degli ambienti e al ripristino di alcuni spazi originari, come il cortile, liberato dalle sovrastrutture realizzate nella precedente sistemazione, con la ricollocazione di una fontana quattrocentesca come sfondo al grande androne d'accesso. "Le sale di accesso al pubblico a piano terra sono state recuperate a una migliore utilizzazione funzionale con rispetto delle antiche strutture, avvalendosi di pareti attrezzate e di arredo mobile, senza rinunciare a brillanti soluzioni di arredo (si veda naturalmente soprattutto il salone delle operazioni bancarie)" (Gobbi 1976). Al 2015 si datano ulteriori interventi di ripristino dei fronti. Nel 2018, nell'ambito del piano di riorganizzazione e riduzione dei costi messo a punto da Monte dei Paschi di Siena, il palazzo è stato posto in vendita. Le facciate del palazzo si sviluppano unitariamente, su undici assi per quanto riguarda via dei Pecori, su sei per via de' Vecchietti. Al piano terreno è una lunga fila di finestre inginocchiate, interrotta dai portoni (asimmetrici, a indicare il riutilizzo da parte di Antonio Maria Ferri dei più antichi accessi), su un rivestimento a bugnato rustico. Al piano nobile le finestre hanno timpani curvi con l'architrave di base spezzata e balaustre alla base. Superiormente è una ulteriore successione di finestre rettangolari, sempre incorniciate da bozze di pietra, e una fila di finestrelle quadrangolari sotto gronda. Sul lato di via de' Vecchietti è presente anche una loggetta, All'interno, nel cortile, è una fontana con mascherone. Al piano nobile la letteratura segnala affreschi di Piero Dandini, Antonio Domenico Gabbiani e Alessandro Gherardini (1693-1698), e un bel soffitto a raffaellesche nello stile del Poccetti. Del periodo in cui fu residenza di Girolamo Bonaparte si conservano pitture murali di Luigi Ademollo e Cosimo Meritoni, al quale è riconducibile la raffigurazione de Le glorie delle arti fiorentine, con le effigi di Brunelleschi, Leonardo, Michelangelo e Andrea del Sarto. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Bibliografia
dettaglio
Del Bruno 1757, pp. 121-122; Cambiagi 1765, p. 193; Cambiagi 1771, p. 205; Cambiagi 1781, p. 190; Thouar 1841, p. 394; Fantozzi 1842, pp. 486-488; Fantozzi 1843, p. 99, n. 212; Firenze 1845, p. 144; Formigli 1849, p. 131; Firenze 1850, pp. 135-137; Bigazzi 1886, p. 203; Elenco 1902, p. 255; Limburger 1910, n. 522; Garneri 1924, p. 85, n. LIV; Limburger-Fossi 1968, n. 522; Palazzi 1972, p. 60, n. 97; Firenze 1974, p. 282; Gobbi 1976, p. 140, n. 122; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, pp. 45-47; Cresti-Zangheri 1978, p. 75; Zucconi 1995, p. 105, n. 159; Cesati 2005, II, p. 459; Firenze 2005, p. 257; Chiara Martelli in Atlante del Barocco 2007, p. 420, n. 125; Insabato-Ghelli 2007, pp. 186, 189, 200; Paolini 2013, p. 93.
Approfondimenti Marco Lastri, Palazzo de' Chiarucci, oggi Orlandini, ospizio già di Papa Giovanni XXIII, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, VI, pp. 10-15; Un palazzo sciupato, in "Arte e Storia", III, 1884, 40, p. 319; Guido Carocci, A proposito del restauro del Palazzo Orlandini, in "Arte e Storia", III, 1884, 43, p. 342; Clara Louise Dentler, Homes of the Bonapartes in Florence, in "Florence", X, 1959, 1, pp. 10-13; Maddalena Trionfi Honorati, Le case dei Bonaparte a Firenze negli anni dell'esilio, in "Antichità Viva", V, 1966, 2, pp. 64- 80; Franco Borsi, Restauro del Palazzo Orlandini del Beccuto a Firenze, in "L'Architettura. Cronache e Storia", 1978, 24, pp. 401-410; Emanuele Barletti, Il Palazzo Orlandini e il Monte dei Paschi di Siena, in "Le Dimore Storiche. Periodico dell'Associazione Dimore Storiche Italiane", X, 1994, 3, pp. 2-5; Alessandro Guidotti, Le decorazioni pittoriche del Palazzo Orlandini del Beccuto, in "Le Dimore Storiche. Periodico dell'Associazione Dimore Storiche Italiane", X, 1994, 3, pp. 6-7; Scheda in Rosamaria Martellacci, Italo Gamberini architetto (1907-1990). Inventario dell'archivio, con scritti di Loris Macci, Ulisse Tramonti, Fabio Fabbrizzi, Andrea Bulleri, Firenze, Edifir, 2011, pp. 134-140, nn. 18-26; Lisa Leonelli, Palazzo Orlandini del Beccuto, già Gondi di Francia, in Fasto privato. La decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, II, Dal Tardo Barocco al Romanticismo, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir, 2015, pp. 15-28; Maurizio Bologni, Mps vende il palazzo in via de' Pecori, in "La Repubblica", 12 luglio 2018.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-003560-0000 (interno del cortile con fontana, 1890 circa); ARC-F-008092-0000, ARC-F-008093-0000, ARC-F-008095-0000, ARC-F-008096-0000, ARC-F-008098-0000, ARC-F-008100-0000, ARC-F-008101-0000, ARC-F-008104-0000 (interni con sale e uffici del Monte dei Paschi di Siena, datate 1890 circa ma 1913); APA-F-007001-0000 (esterno con veduta d'angolo, 1908); ACA-F-029269-0000 (esterno con veduta d'angolo, 1920-1930); ACA-F-029270-0000 (particolare del prospetto esterno, 1920-1930). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0089640 (veduta del salone affrescato al primo piano). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 128243 (veduta parziale della facciata del palazzo, 1920-1930 ca.); 65082, 65083 (veduta d'insieme e particolare delle facciate del palazzo, 1970 ca.); 51566, 51566 (documentazione relativa al tabernacolo dal lato di via de' Pecori, 1973). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 2904, 2905, 2906 (vedute d'insieme e particolari dei prospetti, 1945 circa); 19844, 19845, 19846 (vedute d'insieme e particolari dei prospetti, 1959); 173966 (veduta d'insieme del prospetto su via de' Vecchietti, 1994); 173967 (particolare del portale, 1994); 173968 (veduta di una terrazza al primo piano, 1994); 173969, 173970, 173971, 173972, 173973 (vedute degli spazi interni, 1994), 173974 (particolare del prospetto, 1994); 173975, 173976 (vedute del cortile interno, 1994); 173977, 173978, 173979 (vedute degli spazi interni, 1994); 173980 (veduta d'insieme del prospetto su via de' Pecori, 1994); 173981, 173982, 173983, 173984, 173985, 173986, 173987, 173988, 173989, 173990, 173991, 173992, 173993, 173994, 173995 (vedute degli spazi interni, 1994).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Orlandini del Beccuto su Wikipedia.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 19/05/2011
Data ultima modifica 09/04/2021
Data ultimo sopralluogo 21/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags banca, comunità straniera (inglese), legazione.
Localizzazione
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