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Quartiere San Giovanni
Ubicazione Via dei Servi 15
Denominazione Palazzo Niccolini
Altre denominazioni Palazzo da Montauto, palazzo Montauti Niccolini, palazzo Boutourline
Affacci .
Proprietà Ciaini da Montauto (Montauti), Niccolini, Boutourline (Buturlin), Pinucci, Società immobiliare fascista, Federazione dei Fasci di combattimento di Firenze, demanio dello Stato (bene in uso alla P.A. Centrale).
Architetti - Ingegneri Baglioni Domenico, Dosio Giovanni Antonio, Ruggieri Ferdinando, Hostini Pietro, Jodice Nino, Gori Giorgio Giuseppe.
Pittori - Scultori - Decoratori Volterrano (Baldassarre Franceschini, d.), Gimignani Giacinto, Colonna Angelo Michele, Meucci Vincenzo, Valtancoli, Sarti Paolino, Bandinelli Olinto.
Uomini illustri Boutourline Demetrio (Dmitrij Petrovic Buturlin).
Note storiche L'edificio fu eretto nel suo nucleo principale su commissione dei Ciaini da Montauto e su progetto e direzione dei lavori di Domenico di Baccio d'Agnolo (ricordato per questa impresa anche da Giorgio Vasari) attorno al 1548-1550, nel luogo dove esistevano alcune antiche case con orto, una di queste già dei Buonaccorsi. Tale costruzione abbracciava tutto l'insieme che ancora oggi costituisce il corpo principale della fabbrica, ben delineato nel suo fronte sulla via, organizzato su sei assi che si sviluppano per tre alti piani fino ad essere coronati da un'ampia altana coperta da una gronda alla fiorentina di notevole aggetto (non pertinenti a questo periodo, come si dirà, sono le decorazioni pittoriche e a graffito). Passato di proprietà ai Niccolini nel 1576, il palazzo fu da questi alla fine del secolo ampliato considerevolmente verso il giardino interno con la realizzazione di un secondo cortile, dove ancora prospetta una maestosa facciata, con portico inferiore dovuto a Giovanni Antonio Dosio, realizzato nel 1595, e loggiato superiore frutto di un intervento di ampliamento successivo, databile verso il 1653-1654, condotto comunque in sintonia con la parte preesistente. Ulteriori lavori di ampliamento sono documentati al 1666 e ancora agli inizi e alla metà del Settecento. Più in particolare potrebbe essere ricondotto al 1706-1708 il cantiere che vide la realizzazione dell'addizione che si sviluppa su via dei Servi sulla destra dell'edificio principale. Della profusione delle opere d'arte, in particolare busti e statue di marmo e di bronzo distribuiti nelle sale, nella corte, nella loggia e nel giardino nel corso di questi anni testimonia l'accurata descrizione resa da Giovanni Cinelli nella sua guida del 1677. Agli anni trenta del Settecento si datano alcuni progetti, poi non realizzati, volti a unificare e ridisegnare la facciata, dovuti a Ferdinando Ruggieri e Pietro Hostini. Nel 1824 la proprietà fu venduta dai Niccolini al conte Demetrio Boutourline (Dmitrij Petrovic Buturlin) consigliere, senatore e ciambellano dell'imperatore di Russia. I Boutourline intervennero sia ridisegnando il giardino sia, nel 1854, intonacando la parte superiore della facciata e facendola decorare con graffiti e pitture ad opera degli artisti Valtancoli, Paolino Sarti e Olinto Bandinelli: in cinque nicchie, tra le finestre del primo piano, furono immaginate cinque figure simboleggianti l'Adolescenza, la Gioventù, la Speranza, la Virilità e la Vecchiezza; poco sopra, in sei tondi, furono rappresentate alcune virtù e, in cinque tondi minori al terzo piano, alcuni putti. Nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871) il palazzo fu residenza dell'ambasciatore inglese sir Henry George Elliot e sede dei relativi uffici della legazione britannica, comunque ben mantenuto, come documenta una fotografia conservata presso gli archivi Alinari databile al 1890 circa. Nel corso della prima metà del Novecento il palazzo ebbe innumerevoli cambi di proprietà e conobbe sia molte trasformazioni interne sia un periodo di abbandono e profondo degrado, anche in conseguenza dei vari usi a cui fu destinato. Abbandonata la destinazione di residenza privata dopo un breve periodo in cui fu di proprietà dei Pinucci (1918-1927) a cui era stato venduto dagli eredi dei Boutourline, l'edificio fu infatti sede della Casa del Fascio, quindi usato per l'acquartieramento delle truppe anglo americane, e ancora fu sede del Partito Comunista e della Camera del Lavoro, fino ad essere indemaniato e acquisito dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Toscana e della Ragioneria regionale dello Stato (1944). A quest'ultimo passaggio seguì un lungo e complesso intervento di recupero e restauro ampiamente documentato dalla pubblicazione promossa dallo stesso Provveditorato nel 1959, diretto dall'Ufficio del Genio Civile di Firenze e nel quale ebbero un ruolo determinante Ugo Procacci e l'architetto Nino Jodice (arredamenti su progetto dell'architetto Giuseppe Giorgio Gori). Un più recente e ugualmente complesso intervento di restauro alla struttura è stato condotto nel 1974 (quando il palazzo è ricordato come recentemente recuperato nella guida del Touring Club), seguito da vari intervento alla decorazione graffita e dipinta (1981, 1985-1986, 2010) e da un cantiere relativo all'addizione del primo Settecento del 1981-1982. Nel 2009 si è intervenuti con il restauro dell'altana, nel 2011 con il recupero di alcune pitture murali degli interni. Dal cortile, a portici su tre lati e riconducibile all'intervento originario di Domenico di Baccio d'Agnolo, si passa a destra nel secondo cortile frutto degli interventi dei Niccolini. Negli interni si segnalano sale con bei soffitti, camini rinascimentali e interessanti affreschi del Seicento e Settecento, riconducibili al Volterrano, a Giacinto Gimignani (di lui è un dipinto raffigurante il Parnaso datato 1654, tra le sue opere più significative), ad Angelo Michele Colonna e a Vincenzo Meucci. Per quanto riguarda la storia del giardino e delle sue colture (di non minore importanza rispetto a quanto fin qui descritto) si veda la lunga nota redatta da Angiolo Pucci, con la descrizione degli spazi a verde così come si presentavano negli anni venti del Novecento al tempo della proprietà Pinucci, che si erano rivolti allo stesso Pucci per restaurare e riportare all'antico splendore il luogo. Si veda anche al numero civico 17.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, pp. 404-409; Del Bruno 1757, p. 32; Cambiagi 1765, p. 50; Cambiagi 1771, p. 49; Cambiagi 1781, p. 45; Thouar 1841, p. 366; Fantozzi 1843, p. 149, n. 344; Firenze 1845, p. 26; Formigli 1849, p. 29; Firenze 1850, p. 334; Illustratore fiorentino 1880, pp. 116-118; Stegmann-Geymüller 1885-1908, VII; Ross 1905, p. 53; Illustratore fiorentino (1909) 1908, p. 7; Vasari-Milanesi 1906, V, p. 359; Limburger 1910, n. 498; Garneri 1924, p. 194, n. V; Chierici 1952-1957, II, 1954, p. 207; Limburger-Fossi 1968, n. 498; Ginori Lisci, 1972, II, pp. 443-450; Firenze 1974, pp. 209-210; Carla Tomasini Pietramellara in Roselli 1974, pp. 82-83, n. 46; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, IV, 1978, p. 26; Dezzi Bardeschi 1981, p. 74; Zucconi 1995, p. 90, n. 122; Bertocci 1998, p. 205, n. 210; Cesati 2005, II, p. 644; Firenze 2005, p. 329; Pecchioli 2005, pp. 172-179; Emanuela Ferretti in Atlante del Barocco 2007, pp. 419-420, n. 124.
Approfondimenti La storica sede del fascio fiorentino, in "Il Giornale d'Italia", 19 ottobre 1927; Nino Jodice, Il restauro di palazzo Boutourline, in "Bollettino Ingegneri", VI, 1958, 10, pp. 23-25; Il restauro del palazzo Montauti-Niccolini sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Toscana in Firenze, a cura del Ministero dei Lavori Pubblici, Provveditorato regionale alle Opere Pubbliche per la Toscana, Firenze-Roma, Industrie Grafiche Spinelli, 1959; Luisa Vertova, Domenico di Baccio d'Agnolo: due ipotetici ritratti e un omaggio al maestro, in "Artista", 1991, 3, pp. 68-77; Riccardo Spinelli, Baldassarre Franceschini detto il Volterrano in Palazzo Niccolini a Firenze e in Palazzo del Bufalo a Roma: nuovi documenti, in "Antichità Viva", XXXVII, 1998 (1999), 1, pp. 25-40; Palazzo Boutourline, in Russkaja Florencija. La Firenze dei Russi, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, sala Ferri, 18 ottobre-14 novembre 2000) a cura di Maurizio Bossi con testi di Lucia Tonini e Michail Talalay, Firenze, Polistampa, 2000, pp. 14-15; Fabio Sottili, Palazzo Niccolini, Due episodi inediti di 'grandeur' architettonica di Ferdinando Ruggieri e Pietro Hostini nella Firenze della prima metà del '700, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XLVII, 2003, 2/3, pp. 441-500; Tommaso Muccini, Fabio Sottili, I perduti giardini di palazzo Niccolini: dall'epoca dei marchesi alla proprietà dei Boutourlin fino al periodo fascista, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", LIII, 2009, 2/3, pp. 309-354; Carlotta Lenzi Iacomelli, Il palazzo dei marchesi Niccolini, in Fasto privato: la decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, I, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir per l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2012, pp. 172-179, tav. CXVII; Carlotta Lenzi Iacomelli, Vincenzo Meucci (1694-1766), Firenze, Edifir 2014, pp. 218-219; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati in città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 167-175.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-002845-0000 (veduta di scorcio della via con il prospetto dell'edificio, 1890 circa); ACA-F-031170-0000 (veduta della loggia e scorcio del giardino, 1920-1930). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 6359 (veduta d'di scorcio del prospetto del palazzo, 1935 ca.). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 52582, 52583, 52584, 52585, 52586, 52587 (particolari dei graffiti della facciata, 1970); 73159, 73160 (veduta d'insieme e particolare del prospetto principale, 1974); 73161, 73162, 73163, 73164, 73165, 73166, 73167 (vedute e particolari dei cortili interni, 1974); 73168, 73169, 73170, 73171, 73172, 73173, 73174, 73175, 73176, 73177, 73178, 73179, 73180, 73181, 73182, 73183, 73184, 73185, 73186, 73187, 73188, 73189, 73190, 73191 (vedute degli spazi interni, 1974); 112148, 112149, 112150, 112151, 112152, 112153, 112154, 112155, 112156, 112157 (particolari delle decorazioni a graffito durante il restauro, 1981); 115686, 115687, 115688, 115689, 115690, 115691, 115692, 115693, 115694, 115695, 115696, 115697 (veduta d'insieme e particolari dell'addizione del primo Settecento dopo il suo restauro, 1982); 148863, 148864 (veduta d'insieme e particolare della facciata con graffiti, 1987).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Via dei Servi su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 14/11/2008
Data ultima modifica 25/09/2021
Data ultimo sopralluogo 06/01/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags graffito, pittura, lapide, comunità straniera (russo), legazione.
Localizzazione
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