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Quartiere Santo Spirito (San Niccolò)
Ubicazione Via de' Bardi 30- 32
Denominazione Palazzo Larioni de' Bardi
Altre denominazioni Palazzo Ilarioni, palazzo Canigiani
Affacci lungarno Torrigiani 21
Proprietà Bardi, Larioni (Ilarioni), Canigiani, Canigiani Giugni, Capponi Canigiani Giugni.
Architetti - Ingegneri Brunelleschi Filippo, Michelozzo (Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi).
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Petrarca Francesco, Eliot George (Mary Ann Evans, d.).
Note storiche In questa zona erano nel Trecento varie proprietà della famiglia Bardi, senz'altro la più potente d'oltrarno e con molti immobili dislocati proprio lungo borgo Pidiglioso, oggi via de' Bardi. Nel 1452 un ramo della famiglia, per poter accedere alle pubbliche cariche della Repubblica Fiorentina, si fece di popolo con il nome di Larioni (o Ilarioni): la dichiarazione di Lorenzo di Ilarione Larioni del 1458 attesta qui il possesso di una "chasa ovvero palagio" e di altri locali annessi, anche questi ultimi nel perimetro dell'attuale palazzo. A seguito della bancarotta della famiglia la proprietà fu venduta nel 1469 a Giovanni di Antonio Canigiani (membro di una famiglia ugualmente ben radicata in questa strada nel tratto prossimo a Ponte Vecchio) per il prezzo decisamente elevato di 6247 fiorini, a indicare come tra i beni fosse compreso un palazzo di notevole importanza, molto probabilmente già rinnovato nel suo aspetto, dato che negli anni successivi i documenti tacciono su nuovi lavori alla fabbrica. E' tuttavia su tale questione che la critica si è a lungo interrogata, ponendo la ristrutturazione ora negli anni dei Larioni tra il 1458 e il 1465, ora successivamente all'acquisto dei Canigiani. Certo è che tali lavori inglobarono preesistenze trecentesche, come ancora è evidente guardando la facciata del palazzo, dove un portone di carattere quattrocentesco convive con un prospetto ancora sostanzialmente medioevale. La stessa compresenza di elementi appartenenti ai due secoli è evidente nel cortile (ed è proprio questa armoniosa convivenza che genera la singolarità e il fascino dello spazio), dove è un loggiato, ora chiuso, i cui archi a tutto sesto si elevano su pilastri ottagonali con capitelli a facce semicircolari che dovrebbero essere datati al Trecento. Sul lato di fronte un altro loggiato ha invece due archi che poggiano "su di un pilastro ottagonale con un grandioso capitello corinzio; anche le volte poggiano su peducci corinzi; sulla destra è una magnifica scala del secolo XV di gusto, nei particolari, goticheggiante (come del resto la rimanente architettura); all'inizio della balaustra è una statua di forme michelozziane. Sul fondo della stessa parete è una architettura di pozzo databile tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo" (Ginori Lisci 1972). All'estinzione dei Canigiani (1819) la proprietà pervenne per via ereditaria, assieme al nome della famiglia, ai Giugni e quindi, nel 1922, ai Capponi. Nonostante la sua imponenza, nell'Ottocento il palazzo fu essenzialmente citato, sulla scorta delle notizie pubblicate da Marco Lastri, in relazione al fatto che della famiglia Canigiani era la madre di Francesco Petrarca, tacendo sugli aspetti architettonici, in alcuni casi indicati come assolutamente privi di pregio. Alla stessa stregua è da considerare la fortuna del palazzo dovuta al fatto che George Eliot immaginò qui la casa di Romola, nel fortunato romanzo omonimo. Il primo a mostrare un certo interesse per le vicende architettoniche del palazzo, essenzialmente in relazione al "bel cortile di carattere della fine del XIV secolo" sembra essere stato Guido Carocci nelle pagine del suo Illustratore fiorentino del 1905, seppure sulla scorta delle annotazioni di von Stegmann e di von Fabriczy. Limburger, poco dopo (1910), ipotizzò per i lavori precedenti all'acquisto dei Canigiani l'intervento di Filippo Brunelleschi oppure di un allievo di Michelozzo. Mario Bucci (1973) e più recentemente Miranda Ferrara (1984) hanno fatto esplicito riferimento allo stesso Michelozzo di Bartolomeo. Ai lati del fronte, per quanto consunti, sono ancora due scudi con l'arme dei Larioni (troncato cuneato d'oro e di rosso). L'arme del popolo dipinta sulla facciata a sinistra, a forma di piccolo arazzo, vi fu posta dalla stessa famiglia quando questa rifiutò il nome dei Bardi e si fece di popolo. Per quanto riguarda le vicende conservative del Novecento si segnala il restauro con ampie integrazioni dello stemma dipinto in facciata nel 1911 e quindi, nel 1935, il restauro dell'intero fronte, con la prescrizione da parte delle Soprintendenza "di portare a luce il filaretto della torre dei Sassolini". A partire dal 1988, si è intervenuti nuovamente su tutti i prospetti, esterni e interni, in più interventi distribuiti nel tempo, a partire dalla facciata sul lungarno, per terminare con il fronte su via de' Bardi. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1913.
Bibliografia
dettaglio
Lastri 1821, VIII, pp. 44-46; Firenze 1828, p. 215; Fantozzi 1842, pp. 596-597, n. 310; Fantozzi 1843, p. 232, n. 578; Formigli 1849, p. 218; Firenze 1850, pp. 554-555; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, pp. 70-71; Stegmann-Geymüller 1885-1908, II, p. 29; Bigazzi 1886, p. X e p. 73; Elenco 1902, p. 252; Illustratore fiorentino (1905) 1904, pp. 76-77; Ross 1905, p. 64; Schiaparelli 1909, p. 29; Limburger 1910, n. 141; Bertarelli 1922, p. 175; Garneri 1924, p. 284, n. XXXIII; Bertarelli 1937, p. 298; Limburger-Fossi 1968, n. 141; Bucci-Bencini 1971-1973, IV, 1973, pp. 55-60; Borsook 1972, pp. 302, 320; Ginori Lisci 1972, II, pp. 673-674, Firenze 1974, p. 361; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 98; Maffei 1990, pp. 120-124; Vannucci 1995, pp. 64-67; Adsi 2003, p. 11; Firenze 2005, p. 443; Paolini (Poggi) 2010, pp. 63-68, n. 34.
Approfondimenti Marco Lastri, Palazzo de' Canigiani, e come il Petrarca appartenga loro, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XIV, pp. 97-99; Miranda Ferrara, Palazzo Larioni poi Canigiani, in Miranda Ferrara, Francesco Quinterio, Michelozzo di Bartolomeo, Firenze, Salimbeni, 1984, pp. 388-391; Gianluca Belli, Paramenti bugnati e architettura nella Firenze del Quattrocento, Firenze, University Press, 2019, p. 407, n. 22, fig. 89 (ma si vedano anche i rimandi al testo tramite l'indice analitico della pubblicazione).
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-003605-0000 (veduta del cortile, 1890 circa). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 41053, 41056, 41057, 41060, 41061, 41062 (vedute del cortile da varie angolazioni, 1968). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0035709 (veduta di via de' Bardi con sulla sinistra lo scorcio del prospetto dell'edificio).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Canigiani su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI0258
ID univoco regionale 90480170324
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 04/04/2021
Data ultimo sopralluogo 18/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags pittura, stemma familiare.
Localizzazione
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