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Scheda Palazzo Pazzi Vitali Torna ai risultati della ricerca
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Quartiere Santa Croce / San Giovanni
Ubicazione Borgo degli Albizi 28
Denominazione Palazzo Pazzi Vitali
Altre denominazioni Palazzo Pazzi della Colombaria, palazzo Wital
Affacci .
Proprietà Infangati, Da Lautiano, Pazzi, Gherardini della Rosa, Pazzi, Vitali (Vital, Wital), Reishammer, Pegasus Srl, La Vittoria Riassicurazioni Spa, Scor Italia Riassicurazioni Spa, Almat Spa.
Architetti - Ingegneri Ammannati Bartolomeo, Capecchi Luciano, Daneri Mario, Baroni Matteo.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Il palazzo sorge su alcune case già di proprietà degli Infangati e quindi dei Da Lautiano, acquistate nel 1476 da Guglielmo e Giovanni di Antonio de' Pazzi. Confiscate a seguito della congiura ordita ai danni dei Medici da parte di alcuni membri della famiglia (si vedano le note relative al palazzo Pazzi della Congiura in via del Proconsolo 10), passò di proprietà ai Gherardini della Rosa, dai quali lo riscattarono, oramai dimenticati gli anni delle condanne e dell'esilio, gli stessi Pazzi, circa un secolo dopo, che lo ammodernarono conferendogli le forme attuali. Tale intervento (che Walther Limburger assegna verosimilmente al 1592) è tradizionalmente ricondotto a un progetto di Bartolomeo Ammannati o comunque all'opera di un suo stretto seguace (Mazzino Fossi). Successivamente l'edificio divenne noto per essere stato la prima sede della Colombaria, l'accademia costituita nel 1735 da Giovanni Girolamo de' Pazzi che originariamente teneva le proprie sedute nella parte alta della fabbrica, fatta a guisa di torretta colombaia (non visibile dalla strada). Ai primi dell'Ottocento la proprietà, sempre mantenuta dai membri della famiglia Pazzi, passò all'imprenditore svizzero Wital (il cui cognome venne presto italianizzato in Vital e quindi in Vitali), che tra il 1830 e il 1840 circa promosse imponenti interventi di trasformazione e accrescimento, in parte per adeguare gli ambienti principali al gusto e alle esigenze del tempo, in parte per destinare alcune porzioni della proprietà alla locazione. In questo periodo gli originari tre piani passarono a quattro con l'inserimento di un nuovo piano tra il primo e il secondo, ottenuto con l'apertura di una nuova serie di finestre sul fronte e il conseguente spostamento delle quote d'imposta dei solai. Altri lavori, databili alla seconda metà dell'Ottocento (quando la proprietà era passata ai Reishammer), portarono ad ampliamenti nella parte tergale, saturando questa volta gli spazi verdi esistenti, in parallelo all'intervento di edificazione del grande edificio della Banca d'Italia sorto su altri orti e giardini già proprietà dei Pazzi. Così profondamente trasformato il palazzo conobbe un periodo di declino tra la fine dell'Ottocento e i primi del secolo successivo, tanto che un intervento di restauro alla facciata dovette essere intimato dal Comune nel 1908 per motivi di pubblica incolumità, vista la ripetuta caduta di elementi lapidei e intonaci. Ulteriormente danneggiato dall'alluvione del 1966 l'edificio fu finalmente restaurato sulla base di un complesso progetto elaborato dall'architetto Luciano Capecchi, tra il 1978 e il 1982, con demolizione di parte delle superfetazioni. Sul fronte della fabbrica, oltre all'elaborato scudo posto al centro e recante l'arme della famiglia Pazzi (d'azzurro, a due delfini d'oro guizzanti in palo addossati, posti in mezzo a cinque crocette fioronate), è da notare il vaso dal quale esce una fiamma inserito nel timpano spezzato della porta d'ingresso (sempre affiancato da due delfini guizzanti), allusivo al fuoco sacro scaturito dalle tre pietre del Santo Sepolcro che Pazzino de' Pazzi avrebbe portato a Firenze dalla Terrasanta, dando origine alla cerimonia dello 'scoppio del carro'. Lo stesso motivo si ripete inserito nei timpani delle finestre dell'ultimo piano. La facciata è solitamente e ingiustamente segnalata dalla letteratura con note negative, per le molte aperture di finestre (ma si ricordi quanto detto circa gli interventi ottocenteschi) che, con le loro decorazioni, affollerebbero eccessivamente lo spazio. Alla data della prima stesura di questa scheda l'edificio era occupato da vari uffici dell'Università degli Studi di Firenze e, al piano terreno, ospitava una sezione del Museo di Storia Naturale (si veda il palazzo Nonfinito di via del Proconsolo 12). Nel 2019 è stato avviato un cantiere di restauro e risanamento conservativo (che prevede modifiche strutturali e distributive degli spazi interni) su progettazione e direzione dei lavori dell'ingegnere Mario Daneri e dell'architetto Matteo Baroni, ditta esecutrice Spagnoli Costruzioni. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal secondo decennio del Novecento.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 368; Del Bruno 1757, p. 50; Follini-Rastrelli 1789-1802, VI, 1795, p. 110; Lastri 1821, II, pp. 209-211; Firenze 1828, p. 96; Thouar 1841, p. 371; Fantozzi 1842, p. 300, n. 85; Fantozzi 1843, p. 144, n. 324; Firenze 1845, p. 100; Formigli 1849, p. 94; Firenze 1850, p. 231; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 80; Elenco 1902, p. 255; Ross 1905, pp. 396-397; Limburger 1910, n. 722; Garneri 1924, p. 250, n. XIV; Bertarelli 1937, p. 165; Casamorata 1944, p. 12; Allodoli-Jahn Rusconi 1950, p. 203; Limburger-Fossi 1968, n. 722; Ginori Lisci 1972, I, pp. 485-486; Palazzi 1972, pp. 207-208, nn. 401-402; Firenze 1974, p. 174; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 42; Vannucci 1995, pp. 277-280; Cesati 2005, I, p. 21; Firenze 2005, p. 391; Paolini 2008, pp. 35-37, n. 31; Paolini (Albizi) 2008, pp. 64-65, n. 25; Paolini 2009, pp. 43-45, n. 37.
Approfondimenti Marco Lastri, Casa del Cav. Giov. Girolamo Pazzi fondatore della Scietà Colombaria, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, III, pp. 116-118; Palazzo Pazzi Vitali, in Mazzino Fossi, Bartolomeo Ammannati architetto, Cava dei Tirreni, Morano, 1967, pp. 195-196.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-055040-0000 (veduta d'insieme della via in forte scorcio, 1961).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Pazzi dell'Accademia Colombaria su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI0181
ID univoco regionale 90480170248
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 19/10/2021
Data ultimo sopralluogo 22/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags stemma familiare, comunità straniera (svizzero), museo.
Localizzazione
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