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Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Lungarno degli Acciaiuoli 84r- 86r
Denominazione Palazzo Spini Feroni
Altre denominazioni Palazzo Hombert, Hotel d'Europa
Affacci via de' Tornabuoni 2, piazza di Santa Trinita, borgo Santi Apostoli 29
Proprietà Spini, Guasconi, Da Bagnano, Pitti, Feroni, Pitti, Hombert, Comune di Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, Mortara, Casardi, Campagnano, Ferragamo.
Architetti - Ingegneri Lapo (Jacopo Tedesco, d.), Arnolfo di Cambio, Merlini Lorenzo, de Cambray Digny Luigi, Silvestri Bartolomeo, Casini Giuseppe, Cacialli Giuseppe, Baccani Gaetano, Gatteschi Federico, Del Sarto Luigi, De Fabris Emilio.
Pittori - Scultori - Decoratori Buglioni Benedetto, Piamontini Giuseppe, Dandini Pietro, Del Pace Ranieri, Gherardini Alessandro, Fortini Benedetto, Poccetti (Bernardino Barbatelli, d.), Merlini Lorenzo.
Uomini illustri Liszt Franz (Liszt Ferenc), Russell James Lowell, Evans Mary Ann (George Eliot), James Henry, Wilde Oscar, Levasti Arrigo, Ferragamo Salvatore.
Note storiche L'erezione della grandiosa fabbrica voluta dalla famiglia Spini è databile alla fine del Duecento (attorno al 1289, con il reimpiego di varie preesistenze già degli Spini), forse su progetto di Lapo Tedesco, per quanto la tradizione la riconduca insistentemente ad Arnolfo di Cambio. Nella sua lunga storia è stata più volte rimaneggiata e, nonostante il suo odierno aspetto sia quello di un edificio essenzialmente medioevale, in realtà è il risultato di una serie di interventi recenti, per lo più ottocenteschi. Fin dal Trecento il palazzo fu diviso tra due rami della famiglia, la parte verso l'Arno abitata dagli Spini fino al 1752 (quando fu ereditata dai Pitti), quella verso la piazza (più rimaneggiata e già oggetto di una ristrutturazione nel 1607) ceduta fin dalla metà del Seicento (1651) ai Guasconi, per passare poi nel 1680 alla famiglia Da Bagnano. Questa promosse agli inizi del Settecento (1702-1715) importanti lavori di ristrutturazione e rinnovamento, interni e esterni alla fabbrica, affidando i lavori alla direzione dello scultore e architetto Lorenzo Merlini. Dell'aspetto dell'edificio in questi primi secoli documentano tra l'altro un affresco di Domenico Ghirlandaio databile al 1485 e presente nella cappella Sassetti della vicina chiesa di Santa Trinta (dove il Miracolo del fanciullo resuscitato è appunto ambientato davanti al palazzo), e l'ugualmente nota incisione di Giuseppe Zocchi del 1744, dove bene si nota la divisione della fabbrica in due distinti corpi, con la porzione verso piazza Santa Trinita attualizzata con l'eliminazione della precedente panca di via, l'apertura al terreno di una serie di finestre inginocchiate e l'arricchimento del portale con colonne e un frontone in forte aggetto. Estintosi l'antico casato dei Da Bagnano, nel 1768 Francesco Antonio Feroni acquistò il 'palazzo di piazza' e, nel 1807, un altro membro della famiglia, l'ulteriore porzione verso il lungarno, riunendo nuovamente nelle mani di un unico casato la fabbrica. Nel 1823, per rendere più agevole il traffico sul lungarno, l'edificio fu decurtato della porzione che inglobava la volta detta dei Pizzicotti (un arco che giungeva fino all'Arno creando una vistosa strozzatura sui lungarni) per volere di Ferdinando III, con affidamento dell'incarico e del progetto generale all'architetto Luigi de Cambray Digny, che si avvalse di Bartolomeo Silvestri e Giuseppe Casini per le demolizioni, e di Giuseppe Cacialli e Gaetano Baccani per i lavori di ricostruzione. Passato nuovamente di proprietà nel 1834 e pervenuto agli Hombert, fu negli anni di Federico Fantozzi in parte destinato a quartieri in affitto, in parte trasformato in albergo (Hotel d'Europa) e, come tale, ospitò tra gli altri il principe di Metternich (1838), il granduca Alessandro di Russia (1838), il compositore ungherese Franz Liszt (1838), il poeta americano James Russell Lowell (1856), e ancora George Eliot (1861), Henry James (1869) e Oscar Wilde (1894). Acquistato nel 1846 tramite il gonfaloniere Francesco Rinuccini dalla Comunità di Firenze, fu successivamente adattato a sede del Municipio che vi rimase per tutto il periodo di Firenze Capitale, fino al 1870. Proprio in questo periodo, tra il 1868 e il 1873, si tornò a intervenire sulla fabbrica con l'intento di riportarla alle sue presunte forme tardoduecentesche, determinandone sostanzialmente l'aspetto odierno: il restauro, avviato da Federico Gatteschi e poi concluso dall'architetto Luigi Del Sarto, non mancò di suscitare vive polemiche, che videro in particolare contrapporsi per le diverse concezioni del restauro architettonico l'architetto Emilio De Fabris e il critico d'arte Pietro Franceschini ("è stata rinnovata ogni pietra e dove prima era piccola e grezza si pone grande, squadrata e battuta"). Nonostante i significativi investimenti, il Comune, oberato dai debiti contratti nel periodo in cui la città era stata capitale, vendette nel 1881 la fabbrica alla Cassa di Risparmio: il palazzo divenne così sede del Circolo Filologico, vi venne trasferito il Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux (qui dal 1873 al 1898) già nel vicino palazzo Buondelmonti e, ancora, il Collegio degli Architetti e Ingegneri e il Club Alpino. Dopo la seconda guerra mondiale vi trovò spazio la Biblioteca dell'Usis diretta da Arrigo Levasti. Nel 1938 il palazzo era stato intanto acquistato da Salvatore Ferragamo (che fin dal 1933 aveva preso in affitto vari locali dai Campagnano) come casa madre e principale boutique per la sua attività di stilista. Dal 1995, in alcuni spazi terreni con accesso dal lato di piazza Santa Trinita, ha poi trovato sede il museo Salvatore Ferragamo. Il fronte principale si sviluppa su quattro piani per 13 assi, con il parato a terreno in bugnato e ai piani in pietra liscia a vista, con finestre centinate (ripristinate) poggianti su cornici marcadavanzale. Il coronamento merlato si appoggia a beccatelli sorretti da piramidi rovesciate, motivo inconsueto a Firenze. Sul fronte di due assi che guarda l'Arno è murata un'epigrafe latina che ricorda come nel 1823, auspice Ferdinando III, fosse stato demolito l'arco che qui insisteva. La lapide è posta fra l'arme degli Spini (fasciato ondato d'oro e di rosso), della città di Firenze, di Carlo di Valois (che qui fu ospite nel 1301) e dei Caetani (d'oro a due bande ondate d'azzurro), in onore di papa Bonifacio VIII del quale gli Spini erano tesorieri, tutti elementi provenienti dal vecchio arco. Si veda anche a via de' Tornabuoni 2. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1910.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, pp. 182-184; Zocchi 1744, tavv. VI, XIV; Del Bruno 1757, p. 89; Cambiagi 1765, p. 146; Cambiagi 1771, p. 161; Cambiagi 1781, p. 155; Thouar 1841, p. 320; Fantozzi 1842, pp. 565-566; Fantozzi 1843, p. 53, n. 97; Firenze 1845, p. 149; Formigli 1849, p. 135; Firenze 1850, pp. 543-544; Burci 1875, p. 111; Bigazzi 1886, p. 74; Carocci 1897, pp. 44, 145; Elenco 1902, p. 249; Ross 1905, p. 307; Illustratore fiorentino (1906) 1905, pp. 10-12; Limburger 1910, n. 665; Garneri 1924, p. 115, n. LXI; Limburger-Fossi 1968, n. 665; Bucci-Bencini 1971-1973, III, 1973, pp. 35-39; Ginori Lisci 1972, I, pp. 127-132; Palazzi 1972, p. 117, n. 216, p. 143, n. 257; Firenze 1974, p. 288; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 22; IV, 1978, pp. 183-185; Cresti-Zangheri 1978, p. 75; Dezzi Bardeschi 1981, pp. 81, 85; Zocchi-Mason 1981, pp. 42-43, 58-59; Stefano Bertocci in Firenze 1992, p. 54, n. 31; Trotta 1992, pp. 55-57, 64-66, 117-130; Enrica Cassarino in Trotta 1992, pp. 135-140; Licia Bertani in Trotta 1992, pp. 141-146; Zucconi 1995, p. 39, n. 32; Salvadori Guidi 1996, pp. 34-35, n. 41; Cesati 2005, I, p. 10; II, p. 629; Cesati (Piazze) 2005, pp. 274-275; Firenze 2005, p. 430; Chiara Martelli in Atlante del Barocco 2007, p. 424, n. 142; Invernizi 2007, I, p. 16, n. 2; Paolini 2013, pp. 54, 73, 85, 129; Fantozzi Micali-Lolli 2016, p. 90.
Approfondimenti Luigi Gori, Notizie istoriche dell'origine del palazzo delli Spini, Firenze, Giuseppe Formigli, 1823; R.C., Della riduzione del Palazzo delli Spini posto di contro al Ponte S. Trinita in Firenze, in "Antologia" del gabinetto Vieussieux, IV, aprile 1824, pp. 126-134; "La Gazzetta di Firenze", 27 settembre 1838, 116, p. 3; "La Gazzetta di Firenze", 3 ottobre 1838, 119, p. 3; "La Gazzetta di Firenze", 11 dicembre 1838, 148, p. 3; Luigi Passerini, Il Palazzo Spini, Lettura accademica fatta nel dicembre 1873 al Circolo Filologico di Firenze, in Curiosità storico-artistiche fiorentine, Seconda Serie, Firenze, presso Stefano Jouhaud, 1875, pp. 63-89; Pietro Franceschini, Restauri a palazzo Spini, in Appunti di fiorentino argomento, Firenze, Sborgi, 1875, pp. 19-22; Pietro Franceschini, Il palazzo Spini e la casa di Dante, in Per l'arte fiorentina, Dialoghi critici 1875-1895, Firenze, Tipografia Ciardi, 1895, pp. 175-185; Guido Carocci, L'arco demolito, in "L'Illustratore fiorentino", Calendario Storico anno 1906, III, 1905, pp. 10-12; Detlef Heikamp, 'Appunti di fiorentino argomento': restauri monumentali dell'Ottocento nella critica di Pietro Franceschini, in "Paragone Arte", XXII, 1971, 257, pp. 63-72; Giampaolo Trotta, Palazzo Spini Feroni in 'piazza' e in 'lung'Arno', in Giampaolo Trotta, Gli antichi chiassi tra Ponte Vecchio e Santa Trinita, Firenze, Messaggerie Toscane, 1992, pp. 117-130; Robin Simon, Palazzo Spini Feroni, Florence, in "Apollo", CXLVI, 1997, 426, pp. 52-54; Palazzo Spini Feroni e il suo Museo, a cura di Stefania Ricci, Milano, Mondadori, 1995 (saggi di Litta Medri, Stefania Ricci, Riccardo Spinelli, Giampaolo Trotta, Stefania Vasetti et al.); Gianluigi Maffei, Palazzo Spini-Feroni, in Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, p. 42; Monica Amari, I musei delle aziende. La cultura della tecnica tra arte e storia, Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 140-141; Lisa Leonelli, Palazzo Spini Feroni: Benedetto Fortini per la famiglia da Bagnano, in Fasto privato: la decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, I, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir per l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2012, pp. 104-111, tavv. LXXVII-LXXXIV; Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 19-25 (Palazzo Spini Feroni); Un palazzo e la città, catalogo della mostra (Firenze, Museo Salvatore Ferragamo 8 maggio 2015-3 aprile 2016) a cura di Stefania Ricci e Riccardo Spinelli, Ginevra-Milano, Skira, 2015 (in particolare i contributi di Claudia Tripodi, Fulvio Coni, Claudio Paolini).
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: FVQ-F-206058-0000 (veduta d'insieme dal lato del lungarno, 1850-1855); ACA-F-03016A-0000 (veduta d'angolo dal lungarno, 1890 circa); ACA-F-003016-0000 (veduta d'insieme da piazza Santa Trinita, 1890 circa); ADA-F-040428-0000 (veduta d'insieme da piazza Santa Trinita, 1940 circa). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 6414, 9758, 128306 (veduta dei prospetti dell'edificio presa da piazza di Santa Trinita prima dell'intervento di restauro, ante 1873). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 6082, 6084, 6085 (vedute dal ponte verso l'imbocco di via de' Tornabuoni con il prospetto del palazzo dal lato del lungarno, 1947 circa); 36546, 36547, 36548, 36549, 36550 (insieme e parziali dei prospetti, 1967). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0112482 (veduta d'insieme della fabbrica presa dal ponte); 0128883 (veduta del prospetto verso piazza Santa Trinita); 0128887 (veduta del prospetto verso il lungarno). Archivio Foto Locchi, Firenze: 1937-L570-3 (veduta del palazzo dal lato del lungarno, 1937); 1955-34249 (veduta d'insieme da piazza Santa Trinita, 1955); All-71 (veduta dal lato del lungarno in occasione dell'alluvione del 4 novembre, 1966); All-3, All-4 (vedute dal lato di piazza Santa Trinita in occasione dell'alluvione del 4 novembre, 1966).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Spini Feroni su Wikipedia e dal sito del museo Salvatore Ferragamo.
Codice SBAPSAE FI1140
ID univoco regionale 90480170111
Data creazione 16/11/2008
Data ultima modifica 09/04/2021
Data ultimo sopralluogo 04/05/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags albergo, museo, comunità straniera (ungherese, russo, americano).
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