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Quartiere Viale dei Colli
Ubicazione Via Farinata degli Uberti 1
Denominazione Villino Fuller
Altre denominazioni Villino Gli Allori
Affacci .
Proprietà Fuller, Gulì.
Architetti - Ingegneri Ignoto/i.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Fuller Charles Francis, Mead Larkin Goldsmith.
Note storiche In quest'area - compresa tra il viale Machiavelli, via Dante da Castiglione e via Farinata degli Uberti - era in origine un podere detto delle Monache che, in occasione dei lavori per la realizzazione del viale dei Colli, fu lottizzato dalla Società Lazzeri & Ciampi, peraltro accollataria dei lavori dell'intero stradone. In perfetta sintonia con quell'idea di città giardino che qui doveva svilupparsi e che lo stesso Giuseppe Poggi aveva auspicato, sorsero già negli anni settanta dell'Ottocento vari villini circondati da spazi a verde, come ancora oggi si apprezza. Particolarità di quest'area fu tuttavia la concentrazione di residenze di artisti, completate da studi ed atelier espositivi, tutti riconducibili alla folta colonia di scultori angloamericani già da tempo residenti a Firenze (per lo più nel quartiere di Santo Spirito), avendo come primi 'colonizzatori' della zona gli scultori Thomas Ball e Hiram Powers, acquirenti di due lotti di terreno confinanti tra il 1868 e il 1869 nella parte opposta al viale Niccolò Machiavelli, tra il viale del Poggio Imperiale e via Dante di Castiglione. Se non contemporaneamente, certo poco dopo fu la volta dello scultore inglese Charles Francis Fuller (allievo prediletto di Hiram Powers e per il quale si veda anche a via Santo Spirito 11-13), al quale si deve la costruzione di questo primo villino della via, non molto dissimile dagli altri che si andranno ad allineare lungo la strada, sempre occupati da artisti e dalle loro famiglie (in questo caso, oltre a Francis Fuller, è da ricordare anche sua moglie, rinomata cantante e pianista). La facciata, organizzata su due piani per tre assi, presenta la porzione centrale leggermente aggettante rispetto agli assi laterali, con il fondo trattato a finto mattonato sul quale si dispongono il portone e il finestrone del piano nobile, servito da un balcone con ringhiera in ferro. Tutto si presenta mantenuto con estrema cura. La proprietà comprende anche, nella parte interna del lotto, quello che originariamente era un laboratorio di scultura, dove sicuramente saranno passati altri artisti dell'accolita, come sembrerebbe accertato (se intendiamo bene la letteratura consultata) per Larkin Goldsmith Mead. Tra le opere qui realizzate da Fuller poco prima della morte, nel 1875, è da ricordare il monumento a Rajaram Chuttraputti marajah di Kolhapur, noto come 'monumento all'Indiano', posto alla confluenza dei fiumi Arno e Mugnone, del 1874.
Bibliografia
dettaglio
Francesco Quinterio in Zangheri 1989, pp. 425-426; Paolini 2013, pp. 57, 87, nn. 36, 66. Campo in corso di revisione.
Approfondimenti Clara Louise Dentler, Famous Foreigners in Florence 1400-1900, Firenze, Bemporad Marzocco, 1964, pp. 90-91; Gabriele Morolli, Firenze degli stranieri: architetture dell'Ottocento immaginate 'per' un contesto europeo, in L'idea di Firenze. Temi e interpretazioni nell'arte straniera dell'Ottocento, atti del convegno di studi (Firenze, Gabinetto G.P. Vieusseux, 17-19 dicembre 1986) a cura di Maurizio Bossi e Lucia Tonini, Firenze, Centro Di, 1989, pp. 267-303.
Documentazione fotografica Nessun dato rilevato.
Risorse in rete Nessun dato rilevato.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 15/01/2016
Data ultima modifica 29/08/2020
Data ultimo sopralluogo 12/07/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags casa di artista, studio di artista, comunità straniera (inglese, americano)
Localizzazione
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