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Quartiere Santa Croce
Ubicazione Lungarno delle Grazie 28
Denominazione Palazzo Bardi Tempi
Altre denominazioni Palazzo Rasponi Spinelli, palazzo Benci
Affacci via de' Benci 2, via Mozza
Proprietà Alberti del Giudice, Alberti Mori Ubaldini, Bardi, Tempi, Bargagli, Rasponi Spinelli, Immobiliare Ponte alle Grazie Spa.
Architetti - Ingegneri Bellini Vittorio, Nigetti Matteo, Gardella Ignazio.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Walther Limburger (rifacendosi a una indicazione fornita da Janet Ross) dice il palazzo trasformato attorno al 1610 da Matteo Nigetti, e tuttavia, nonostante la mole e la visibilità che sempre ha avuto nelle immagini di questo tratto del lungarno, il palazzo non sembra essere stato oggetto di studi specifici, di modo che è difficile esprimersi sulla sua reale storia e natura. Sicuramente si tratta di un edificio costruito inglobando strutture medioevali che, al pari degli altri che lo affiancano sul lungarno, si è poi sviluppato anche verso il fiume portando al progressivo restringimento dei suoi argini. Nel nostro caso, in particolare, nei sotterranei dell'edificio sono stati rinvenuti i resti del muraglione di sostegno eretto lungo l'Arno a partire dal 1287 su istanza dei frati minori di Santa Croce, a limitare i danni che il fiume produceva nella zona. Nel 1374 l'area risulta già di proprietà della famiglia Alberti, ed è da supporre che presto siano state qui costruite case al pari di quanto è accaduto per l'altro lato della via dove ora è il palazzo Alberti Malenchini. Nell'incisione di corredo alla descrizione del ponte alle Grazie presente nelle Notizie istoriche delle chiese fiorentine di Giuseppe Richa (I, 1754, p. 162), appaiono in effetti in questa porzione edifici, tuttavia di modesta altezza e disegno, tanto da mettere fortemente in dubbio la notizia di un intervento di Matteo Nigetti nel secolo precedente. Certo è che attualmente, sia all'esterno sia negli interni, non emergono tracce di questa antica storia, presentandosi il palazzo come costruzione ottocentesca. Acquista così particolare importanza una notizia offerta nella Nuova guida della città di Firenze del 1850, nella quale, parlando del palazzo Alberti che è dall'altra parte della via, si informa che "in faccia a questo palazzo lo stesso proprietario fece costruire un bel palazzo col disegno di detto Bellini". Ciò che oggi apprezziamo è quindi un edificio eretto attorno alla metà del secolo su disegno dell'architetto Vittorio Bellini, sorto in parallelo ai grandi cantieri che, con la direzione dello stesso Bellini e quindi dell'architetto Oreste Razzi, hanno ridisegnato la residenza principale della famiglia tra il 1838 e il 1849 (vedi via de' Benci 1). Restaurato nel 1939, è stato venduto dai Rasponi Spinelli nel 1955 alla Immobiliare Ponte alle Grazie Spa. All'acquisto sono seguiti radicali lavori di trasformazione interna sulla base di un progetto (1967) redatto anche con la collaborazione dell'architetto Ignazio Gardella: tale ristrutturazione ha trasformato il palazzo in un complesso di piccoli appartamenti (residence) che in seguito sono stati venduti a privati instaurando una situazione di condominio. Le facciate sono state nuovamente interessate da più cantieri di restauro a partire dal 1987 (via de' Benci) fino al 2000 (lungarno delle Grazie). I prospetti esterni sono ampi e monumentali, con nove assi su via de' Benci e sette sul lungarno delle Grazie, organizzati su tre piani più mezzanino e caratterizzati da finestre inginocchiate al piano terra, finestre con timpano semicircolare al primo piano, finestre architravate al secondo e aperture più rettangolari più piccole all'ultimo, il tutto incorniciato da cornici marcapiano e un cornicione con mensole che sostengono la gronda alla romana di particole aggetto e ricchezza decorativa. Sulla cantonata del palazzo con il lungarno è uno scudo con l'arme degli Alberti (d'azzurro, a quattro catene d'argento moventi dai quattro angoli dello scudo e riunite in cuore per un anello dello stesso). Su quella di via Mozza è uno scudo partito in marmo con l'arme degli Alberti e dei Mori Ubaldini (scaccato d'argento e di nero). Sul fronte principale, a coronare l'asse costituito dal portone, dal balcone e dal relativo finestrone, è un ulteriore scudo partito con le armi delle famiglie Rasponi e Spinelli. Tutti questi stemmi, per quanto ispirati a motivi cinquecenteschi, appaiono di manifattura tardo ottocentesca o (più probabilmente) del primo Novecento. L'edificio è tutelato da vincolo architettonico dal 1936.
Bibliografia
dettaglio
Firenze 1850, p. 209; Ross 1905, pp. 39-42; Limburger 1910, n. 73; Garneri 1924, p. 146, n. XXV; Limburger-Fossi 1968, n. 73; Fanelli 1973, I, p. 60; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 117; II, 1977, p. 79; Paolini 2008, pp. 108-109, n. 155; Paolini (Benci) 2008, pp. 38-40, n. 2; Paolini 2009, pp. 172-173, n. 229.
Approfondimenti Nessun dato rilevato.
Documentazione fotografica Archivio fotografico SBAP, Firenze: 174556, 174557, 174558 (vedute degli spazi interni, 1994).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Bardi Tempi su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE FI1010
ID univoco regionale 90480170011
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 17/05/2020
Data ultimo sopralluogo 21/03/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags Campo in corso di revisione.
Localizzazione
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