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Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Via de' Tornabuoni 1r- 3r- 5r- 7r- 9r
Denominazione Casino dei Nobili
Altre denominazioni Casino di Santa Trinita, palazzo Piccioli, pensione Piccioli
Affacci lungarno Corsini 2r- 4r- 6r
Proprietà Gianfigliazzi, Fontebuoni, Piccioli.
Architetti - Ingegneri Silvestri Bartolomeo, Giovannozzi Ugo, Succi Carlo.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Merezkovskil Dmitrije, Hippius Zenaide.
Note storiche Si tratta dell'edificio posto d'angolo tra il lungarno Corsini e via de' Tornabuoni, per lo più considerato dalla letteratura consultata come una dipendenza del vicino palazzo Gianfigliazzi (si veda al civico numero 1). Appartenne in effetti a lungo alla famiglia Gianfigliazzi, che in questa zona aveva estese proprietà, "e fino al 1770 fu destinato per la pubblica conversazione del ceto nobile", da cui la denominazione con cui ancora oggi è noto (casino dei Nobili). Con l'estinzione del casato, nel 1764, fu acquisito dai Fontebuoni e quindi dalla famiglia Piccioli. Presumibilmente assunse l'attuale disegno tra Quattrocento e Cinquecento, per quanto ciò che oggi si vede sia essenzialmente frutto della trasformazione e della soprelevazione di un piano attuata nel 1841 su progetto dell'architetto Bartolomeo Silvestri (Fantozzi e Limburger), che comunque mantenne un impianto che rimanda alla tradizione rinascimentale, come indicano le finestre ad arco che si allineano al secondo e al terzo piano, su quattro assi per il fronte che guarda all'Arno, su cinque assi per quanto riguarda la facciata su via de' Tornabuoni. Che tale impostazione precedesse il rifacimento ottocentesco è d'altra parte documentato dall'incisione di Giuseppe Zocchi del 1744, con la veduta del lungarno verso il ponte a Santa Trinita. La cantonata (in accordo con quanto si vede sempre nell'incisione) è sottolineata da bugne di pietra che, come consuetudine, presentano un rilievo sempre meno accentuato man mano che si sale verso la gronda. Conci di pietra incorniciano anche le finestre. Che qui esistesse una più antica fabbrica è documentato invece dall'imposta d'arco ancora leggibile sull'estrema sinistra del fronte del palazzo Gianfigliazzi che segue sulla via, a indicare come originariamente anche questo edificio presentasse una serie di fornici al piano terreno. Attualmente l'accesso al palazzo è unificato con quello di palazzo Gianfigliazzi (si veda a via de' Tornabuoni 1) e, con quest'ultimo, condivide l'unica scala comune, a seguito dell'intervento di ridistribuzione degli spazi interni attuato da Bartolomeo Silvestri e degli ulteriori lavori segnalati nelle pagine di "Arte e Storia" tra il 1886 e il 1887. Nel palazzo, al secondo piano, era ai primi del Novecento la Pensione Piccioli, dove tra l'altro furono ospiti nel 1932 e nel 1935 gli scrittori russi Dmitrij Merezkovskil e Zenaide Hippius. Per quanto riguarda le vicende conservative del Novecento si segnala l'intervento effettuato sull'immobile a seguito dei gravi danni provocati dall'esplosione delle mine tedesche collocate al ponte di Santa Trinita nell'agosto del 1944. Questo, eseguito su progetto dell'architetto e ingegnere Ugo Giovannozzi, previde il restauro delle facciate avendo come obiettivo il recupero di un disegno il più prossimo possibile a quanto documentato dall'incisione dello Zocchi (fatta eccezioni degli accessi terreni agli esercizi commerciali ampliati in altezza ma già precedentemente riconfigurati), mentre per gli interni i lavori furono di radicale trasformazione, funzionali alla destinazione alberghiera oramai assunta dall'immobile. Contestualmente lo stesso Giovannozzi operò sul contiguo palazzo Gianfigliazzi (si veda a via Tornabuoni 1). Un ulteriore intervento di restauro della facciata è documentato alla fine degli anni ottanta del Novecento (ingegnere Carlo Succi). In prossimità della cantonata è una lapide dantesca con versi riferiti agli smalti azzurri propri dell'arme dei Gianfigliazzi, e un piccolo scudo con l'arme stessa (d'oro, al leone d'azzurro, lampassato e armato di rosso), ambedue collocati fra il 1900 e il 1907 d'iniziativa del Comune a cura di una commissione della quale faceva parte Guido Carocci.
Bibliografia
dettaglio
Zocchi 1744, tav. VI; Cambiagi 1765, pp. 149-150; Cambiagi 1771, pp. 164-165; Cambiagi 1781, p. 159; Fantozzi 1842, p. 565; Fantozzi 1843, p. 48, n. 83; Firenze 1850, p. 144; Limburger 1910, n. 509; Barfucci 1958, pp. 189-190; Limburger-Fossi 1968, n. 509; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, IV, 1978, p. 185; Cresti-Zangheri 1978, p. 218; Zocchi-Mason 1981, pp. 42-43; Invernizi 2007, II, p. 553, n. 498.
Approfondimenti Guido Carocci, Restauri a Firenze, in "Arte e Storia", V, 1886, 27, pp. 196-197; Buoni esempi, in "Arte e Storia", VI, 1887, 25, pp. 183-184; Gianluigi Maffei, Palazzo Piccioli, in Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, p. 41; Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 25-27 (Casino dei Nobili).
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: FVQ-F-206058-0000 (veduta d'insieme dal lato del lungarno, 1850-1855). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 6081, 6082, 6083, 6084, 6085, 6086 (vedute dal ponte verso l'imbocco di via de' Tornabuoni con il prospetto del palazzo, 1947 circa). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0128887 (veduta del prospetto verso il lungarno). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 39314, 39316 (vedute d'insieme del prospetto su via de' Tornabuoni, 1967). Archivio Foto Locchi, Firenze: 1940-L88-21 (veduta del palazzo dal lato del lungarno, con la facciata chiusa da ponteggi, 1940).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Piccioli su Wikipedia.
Codice SBAPSAE A/2505
ID univoco regionale .
Data creazione 11/12/2008
Data ultima modifica 05/10/2020
Data ultimo sopralluogo 20/07/2015
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags albergo, comunità straniera (russo).
Localizzazione
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