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Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Via degli Antinori
Denominazione Palazzo Antinori
Altre denominazioni Palazzo Boni Antinori
Affacci piazza degli Antinori 3, via delle Belle Donne, vicolo del Trebbio 1r
Proprietà Boni delle Catene, Medici, Martelli, Antinori, Haskard Casardi, Società Anonima Florentia Ars, Banca Nazionale del Lavoro, Antinori, Antinori Spa.
Architetti - Ingegneri Giuliano da Maiano, Brunelleschi Filippo, da Sangallo Giuliano (Giuliano Giamberti, d.), Baccio d'Agnolo (Bartolomeo Baglioni, d.), Giovannozzi Ugo, Paladini Giuseppe, Pascoletti Cesare, Sanpaolesi Piero, Dori Emilio, Monsani Roberto.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Il palazzo è stato ed è considerato un tipico esempio di abitazione quattrocentesca fiorentina, qualificata da un fronte dalle linee semplici e severe e da un elegante cortile interno, porticato su tre lati: "il coronamento della gronda sporgente che posa sulla cornice ad intagli, dà alla facciata il tono caratteristicamente fiorentino della dimora signorile senza pretese, al quale contribuisce con tanta efficacia il piano terreno dove risalta la calma distribuzione delle bugne, compatta tessitura forata dalle piccole, rade finestre asimmetriche e dal portale spoglio persino della sobria cornice a gola spianata, eppure così armonico su quella superficie semplice, serena, dove l'elemento decorativo è quasi bandito" (Chierici). Tradizionalmente la letteratura indicava l'edificio come costruito tra il 1461 e il 1469 su progetto di Giuliano da Maiano (mentre la tradizione popolare lo riconduceva direttamente a Filippo Brunelleschi e Federico Fantozzi e Walther Limburger suggerivano il nome di Giuliano da Sangallo) per Giovanni Boni del gonfalone Drago di San Giovanni, il cui padre, nel 1461, aveva acquistato alcune case dei Bordoni che qui si trovavano. I rovesci finanziari della famiglia Boni portarono alla vendita della proprietà, acquistata nel luglio 1475 da Lorenzo il Magnifico e subito, nell'agosto, rivenduta a Carlo d'Ugolino Martelli. Da questi, nel 1506, la proprietà sarebbe passata agli Antinori, famiglia alla quale il palazzo è ancora oggi legato. Si tenga tuttavia presente come le ricerche condotte da Guido Carocci e rese note nel suo Illustratore fiorentino del 1915, pur confermando i vari passaggi di proprietà, mettessero in luce una denuncia al Catasto presentata da Bono di Giovanni Boni nel 1470, nella quale si riferiva dell'acquisto fatto dal padre delle case dei Bordoni e si precisava che "quelle tutte fe' gettare in terra per murarvi una casa: sopravvenne la morte sua sono rimaste a casolari non sapigionano e niente se ne ricava". Da tali notizie Alfredo Lensi (nella monografia sul palazzo edita a seguito del suo restauro negli anni trenta), spostava il cantiere tra il 1490 e il 1500, escludendo un possibile coinvolgimento di Giuliano da Maiano e indicando come committenti della fabbrica i Martelli. Più recenti studi (Maccaferri) hanno in realtà documentato come il cantiere, aperto nel 1463, avesse subito una sospensione dei lavori tra il 1466 e il 1469, per poi riprendere e concludersi nel 1472, riconducendo con forza la paternità dell'opera a Giuliano da Maiano, sostenibile sia per via stilistica (si vedano le affinità del nostro con il palazzo Spannocchi di Siena iniziato nel 1472), sia per le tecniche costruttive adottate. Nel secondo decennio del Cinquecento gli Antinori promossero i lavori al giardino e alla facciata posteriore del palazzo, attribuita a Baccio d'Agnolo (ma presumibilmente definita nei termini attuali solo con un più tardo cantiere collocabile al 1584-1591), portando a compimento la fabbrica. Così, nel 1591, Francesco Bocchi poteva annotare nella sua opera Le bellezze della città di Fiorenza: "E' isolato questo edificio, e congiunto con vago giardino è bellissimo nel sembiante di fuori: e dentro si veggono ordinate stanze con gran giudizio dell'architetto: il quale (peroché per ogni verso ha comodissimo lume) mostra di aver proporzione graziosa in ogni parte". Il complesso fu poi arricchito, presumibilmente nel Settecento, dalla trasformazione del corpo di fabbrica su via delle Belle Donne (si veda al civico 16) in scuderie e rimesse. Venduto dagli Antinori nel 1920 e passato per varie proprietà, il palazzo vide nella prima metà del Novecento numerosi interventi alla struttura. Nel 1922 furono modificate varie luci dal lato del vicolo Antinori su progetto dell'ingegnere Ugo Giovannozzi. Concesso alla Banca Nazionale del Lavoro (effettiva proprietaria dal 1942 ma già affittuaria degli spazi acquistati dalla Florentia Ars), l'edificio fu oggetto di un importante intervento di restauro diretto dall'ingegnere Giuseppe Paladini (con la collaborazione di Cesare Pascoletti) entro il 1939, che tra l'altro portò alla riapertura sul fronte delle finestre tamponate nel Settecento e al recupero del cortile. Un ulteriore intervento di restauro e di riordino (tornato il palazzo nelle proprietà degli Antinori nel 1957) fu condotto dall'architetto Emilio Dori negli anni sessanta del Novecento (quando il palazzo era peraltro diventato sede del British Institute of Florence) a interessare l'intera fabbrica, dalle soffitte alle cantine al giardino. Probabilmente in questa occasione, facendo riferimento a parallele esperienze condotte in quegli anni in cantieri diretti da Piero Sanpaolesi, le superfici lapidee furono sperimentalmente consolidate con l'uso di fluosilicati. Nei primi anni ottanta la facciata esterna e i prospetti interni furono restaurati con la direzione dei lavori dell'architetto Roberto Monsani. Il palazzo presenta una facciata a bugne lisce spartita da eleganti cornicioni in due piani di finestre centinate, coperte da una gronda di forte aggetto. Al centro è uno scudo con l'arme degli Antinori, rifatto in pietra, in sostituzione di quello ottocentesco in ghisa, a sua volta posto per il pessimo stato di conservazione dell'antico. Entrando si accede a un elegante cortile porticato su tre lati, con volte a crociera e arcate a tutto sesto che poggiano su colonne in pietra serena con capitelli compositi, e con loggiato al secondo piano. La semplice facciata interna sul giardino è attribuita, come accennato, a Baccio d'Agnolo, mentre settecentesco è il ninfeo con una statua di Venere. Al piano nobile sono ambienti con grandiosi palchi di legname su mensole, ornati di pitture. Al pianterreno si trova la "Cantinetta Antinori", ristorante aperto nel 1957 e dove sono in vendita prodotti tipici delle fattorie di famiglia, tra i quali primeggia la produzione vinicola. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, pp. 207-208; Zocchi 1744, tav. XI; Del Bruno 1757, p. 117; Cambiagi 1765, p. 187; Cambiagi 1771, p. 198; Cambiagi 1781, p. 185; Thouar 1841, p. 365; Fantozzi 1842, p. 528; Firenze 1850, p. 131; Burci 1875, pp. 115-116; Illustratore fiorentino 1880, pp. 107-109; Stegmann-Geymüller 1885-1908, II, tav. 20 (Michelozzo); X, pp. 1-2; Elenco 1902, p. 249; Illustratore fiorentino (1907) 1906, pp. 45-46; Limburger 1910, n. 44; Illustratore fiorentino (1915) 1914, p. 119; Garneri 1924, p. 125, n. LXXXII; Chierici 1952-1957, I, 1952, p. 109; Limburger-Fossi 1968, n. 44; Bucci-Bencini 1971-1973, III, 1973, pp. 55-62; Ginori Lisci 1972, I, pp. 241-248; Palazzi 1972, p. 124, n. 226; Firenze 1974, p. 282; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 70; Zocchi-Mason 1981, pp. 52-53; Maffei 1990, p. 55; Gabriele Morolli in Firenze 1992, p. 89, n. 58; Zucconi 1995, p. 70, n. 84; Adsi 2003, pp. 20-21; Cesati 2005, I, pp. 33-35; Cesati (Piazze) 2005, p. 17; Firenze 2005, p. 260; Adsi 2009/1, pp. 27-29; Adsi 2010, pp. 43-45; Romby-Rovida 2012, pp. 24-29.
Approfondimenti Pietro Franceschini, Palazzo Antinori (Piazza San Gaetano), in "Il Nuovo Osservatore Fiorentino", 1886, 27, p. 216; Stonature... artistiche, in "Arte e Storia", XXVIII, 1909, 1, p. 24; Importanti restauri ad alcuni palazzi fiorentini, in "La Nazione", 9 marzo 1938; Radicali restauri a palazzo Antinori, in "La Nazione", 10 settembre 1938; Palazzo Antinori: sua storia e sue vicende, in "La Nazione", 6 luglio 1939; A. Del Massa, Il Palazzo Antinori, in "L'Illustrazione Toscana e dell'Etruria", XVII, 1939, 10, pp. 19-22; Alfredo Lensi, Il palazzo degli Antinori, in "Arte Mediterranea", XVII, 1939, 3, pp. 23-32; Gladys Elliott, The British Institute of Florence, in "Florence", XI, 1960, 4, pp. 12-15; Sergio Coradeschi, Continuità di una tradizione di vita nella dimora degli Antinori a Firenze, in "Arte Figurativa Antica e Moderna", X, 1962, 57, p. 34-37; Maddalena Trionfi Honorati, Il palazzo degli Antinori, in "Antichità Viva", VII, 1968, 2, pp. 65-80; Carlo Manganelli del Fà, Ugo Matteoli, Piero Tiano, A. Scala, Degrado delle arenarie impiegate nell'architettura fiorentina. Un esempio di restauro: Palazzo Antinori, in "La Prefabbricazione", XX, 1986, 2, pp. 123-128; Francis W. Kent, Palaces, Politics and Society in fifteenth-century Florenze, in "I Tatti Studies". 1987, 2, pp. 41-70; Gianluigi Maffei, Palazzo Antinori, in Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, pp. 56-57; Futuro antico: storia della famiglia Antinori e del suo palazzo, a cura di Giovanna Naldi, scritti di Piero Antinori, Stefano Calonaci, Luca Maccaferri, Firenze, Alinari, 2007; Luca Maccaferri, Considerazioni sull'arte del palazzo Boni Antinori in Firenze, in "Critica d'Arte", LXXIII, 2011, 47-48, pp. 118-127; Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 86-89 (Palazzo Antinori); Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 98-100; Gianluca Belli, Paramenti bugnati e architettura nella Firenze del Quattrocento, Firenze, University Press, 2019, p. 406, n. 6, figg. 15, 34 (ma si vedano anche i rimandi al testo tramite l'indice analitico della pubblicazione).
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: BGA-F-4756VN-0000 (veduta d'insieme del prospetto, 1890 circa); ACA-F-002838-0000 (veduta d'insieme del prospetto, 1890 circa); BGA-F-04756A-0000 (veduta del cortile, 1910-1915); ACA-F-055790-0000 (veduta d'insieme del prospetto, 1964). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0074741, 0128922 (vedute d'insieme del prospetto). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 11315 (veduta d'insieme della piazza con al centro il palazzo Antinori, 1939); 6131 (veduta del cortile con il cantiere di restauro, 1939). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 4909, 4910, 4911, 4912, 4913 (dettagli dei prospetti con riferimento alla gronda e al sottogronda, 1940 circa); 4914 (veduta parziale del prospetto con il ponteggio del cantiere di restauro, 1940 circa); 36531, 36532, 36533, 36534, 36535, 36536, 36537 (vedute d'insieme e particolari del prospetto principale, 1967); 44783 (veduta d'insieme del prospetto principale, 1968).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Antinori su Wikipedia e dal sito Marchesi Antinori.
Codice SBAPSAE FI1002
ID univoco regionale 90480170005
Data creazione 05/04/2017
Data ultima modifica 04/04/2021
Data ultimo sopralluogo 03/03/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags stemma familiare, panca di via.
Localizzazione
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