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Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Via degli Orti Oricellari
Denominazione Palazzo Venturi Ginori
Altre denominazioni Casino degli Orti Oricellari, palazzo Stiozzi Ridolfi, palazzo Orloff
Affacci via della Scala 83- 85, via Bernardo Rucellai
Proprietà Rucellai, Cappello, Medici, Orsini, Medici, Ridolfi, Canonici, Stiozzi Ridolfi, Boncompagni Ludovisi, Orloff, Venturi Ginori.
Architetti - Ingegneri Alberti Leon Battista, Tacca Ferdinando, Parigi Alfonso il Giovane, Silvani Pier Francesco, de Cambray Digny Luigi, Poggi Giuseppe, Caliterna Luigi.
Pittori - Scultori - Decoratori Pietro da Cortona (Pietro Berrettini, d.), Colonna Angelo Michele, Novelli Antonio, Costoli Leopoldo, Della Robbia Andrea.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche L'edificio, che prospetta su via della Scala con un fronte a nove assi, vanta una lunga storia che ha comportato una trasformazione pressoché ininterrotta del palazzo e dello spazio a verde retrostante. Nel Quattrocento era qui - in una zona detta in antico il Pantano per il carattere paludoso - una proprietà dei Rucellai con ampi terreni (i cosiddetti Orti Oricellari) che si estendevano ugualmente dove ora è tracciata via Bernardo Rucellai e oltre. Dopo ulteriori acquisti tra il 1483 e il 1490, attorno al 1500 fu costruito il palazzo e impiantato il giardino su progetto di Leon Battista Alberti (questo secondo una tradizione basata sull'autorità di Giorgio Vasari): in questo periodo e fino al 1522 il luogo ospitò l'Accademia Platonica, acquistando fama per le illustri personalità che lo frequentarono. Nel 1573, dopo essere stata dimora di Filippo Strozzi e aver ospitato l'imperatore Carlo V durante il suo soggiorno fiorentino del 1534, la proprietà passò a Bianca Cappello e da questa a don Antonio de' Medici, diventando luogo deputato per svaghi e divertimenti. A questi anni si devono i primi lavori di risistemazione del palazzo e del giardino. Dal 1608 al 1640 gli Orti furono degli Orsini, per tornare poi, dal 1640 al 1663, ai Medici, nella persona del cardinale Giovan Carlo. Questi si dedicò con passione a una serie di lavori tesi ad abbellire la residenza: è da riferirsi a questo periodo l'acquisto di ulteriori terreni circostanti, la costruzione di uno stanzone per i vasi, e l'erezione, sul fronte del giardino e in asse con la loggia soprastante, del complesso e ornato portale in pietra. Per quanto riguarda gli interni del palazzo questi furono arricchiti con affreschi di Pietro da Cortona (tra i quali una Allegoria della Quiete), Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli Badolo. Attorno al 1650 risale poi la realizzazione della colossale statua di Polifemo di Antonio Novelli (restaurata nel 1996 con la direzione dell'architetto Luigi Caliterna) e della grotta ipogea, nell'ambito di una notevole opera di risistemazione del giardino per la quale, oltre al Novelli, si chiese probabilmente una generale supervisione ad Alfonso Parigi il Giovane e quindi a Ferdinando Tacca. Dal 1670 fino al 1747 la proprietà passò a Ridolfi, che promossero ulteriori interventi di ampliamento su progetti di Pier Francesco Silvani, fino a raddoppiare nella sua dimensione l'antico palazzo. In particolare al 1679 risale la nuova facciata su via della Scala con il balcone sopra il portone. Dal 1747 al 1853, passato agli Stiozzi Ridolfi, il complesso conobbe ulteriori cure: in particolare nel 1808 fu acquistato un ulteriore terreno (già chiostro del soppresso convento di Sant'Anna sul Prato) e il giardino fu trasformato secondo il gusto romantico da Luigi de Cambray Digny, che intervenne anche sul palazzo per adeguarlo alle esigenze del tempo (1810-1816); nel 1831 fu inoltre aggiunta la lunga ala a nord ad uso di archivio e biblioteca. Le piante e le vedute eseguite da Emilio Burci e pubblicate nel 1832 rendono conto della complessità e del pregio del progetto, che sottintende nel giardino un percorso iniziatico esemplato sul pensiero massonico. Nel 1854 la proprietà passò ai Boncompagni Ludovisi e nel 1863 alla principessa Olga Orloff. Questa incaricò Giuseppe Poggi di una nuova ristrutturazione del complesso che, per quanto riguarda il palazzo, portò al nuovo ingresso per le carrozze da via della Scala, alla sistemazione dell'atrio e alla realizzazione di una nuova scala monumentale. A questi anni si deve inoltre la creazione di un ampio salone decorato con medaglioni di uomini illustri, modellati da Leopoldo Costoli. A questo ulteriore periodo di splendore seguì, con la morte della principessa e la vendita del 1890, un periodo di declino, dovuto al frazionamento della proprietà che fu in parte acquisita dai Venturi Ginori (il palazzo e una porzione del giardino), in parte dall'appaltatore di opere pubbliche Ferdinando Cesaroni. Con l'apertura della nuova via Bernardo Rucellai (completata entro il 1896) l'antica proprietà fu inoltre ridotta e frammentata, facendo perdere la dimensione unitaria del complesso e del suo giardino, sul quale nei decenni successivi (dalla parte dei numeri dispari della strada) sorsero alcuni edifici religiosi. Per quanto riguarda la storia più recente si segnala un intervento di restauro della facciata del palazzo nel 1908, l'ingrandimento di una finestra del mezzanino su via degli Orti Oricellari nel 1910; il restauro nel 1918 del tabernacolo tra via della Scala e via degli Orti Oricellari, opera della bottega di Andrea della Robbia, raffigurante la Madonna con il Bambino. Per l'importanza degli orti nell'ambito della storia dei giardini si rimanda alla lunga nota redatta attorno al 1930 da Angiolo Pucci. Il complesso appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Bibliografia
dettaglio
Del Bruno 1757, pp. 84-85; Cambiagi 1765, pp. 135-136; Cambiagi 1771, pp. 148-149; Cambiagi 1781, p. 143; Fantozzi 1842, pp. 536-537; Fantozzi 1843, pp. 24-25, n. 17; Firenze 1845, p. 125; Baldinucci-Ranalli 1845-1847, V, 1847, pp. 72-74, 399-340; Formigli 1849, p. 115; Firenze 1850, pp. 488-490; Bigazzi 1886, pp. 314-315; Elenco 1902, p. 250; Limburger 1910, n. 669; Garneri 1924, p. 106, n. XXIX; Limburger-Fossi 1968, n. 669; Firenze 1974, p. 295; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 357-358; III, 1978, p. 359-360; Cresti-Zangheri 1978, p. 192; Cazzato-De Vico Fallani 1981, pp. 10-15; Cesati 2005, II, pp. 437, 636; Firenze 2005, p. 281; Zoppi 2019, pp. 76-81.
Approfondimenti Marco Lastri, Orti Oricellari, ora degli Stiozzi, e giuochi di magia, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, IV, pp. 92-110; Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari, in Curiosità storico-artistiche fiorentine, Prima Serie, Firenze, per Stefano Jouhaud, 1866; Emilio Burci, Teofilo Salucci, Vedute del giardino del marchese Stiozzi Ridolfi già Orti Oricellari, Firenze 1832; G. Caselli, Il Panteon negli Orti Oricellari, in La primavera del 1844, strenna a benefizio degli asili infantili di Firenze, a cura di G. Pagni, Firenze, 1844; Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari. Memorie storiche, Firenze, Tipografia Galileiana, 1854; Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari. Memorie storiche, Firenze, Tipografia Barbéra, 1875 (3a edizione); Gli Orti Oricellari, in "Arte e Storia", X, 1891, 16, pp. 127-128; Gli Orti Oricellari, in "Arte e Storia", XI, 1892, 16, pp. 127-128; Leader Scott, The Orti Oricellari, Firenze, 1893; Allan Marquand, Andrea della Robbia and his Atelier, Princeton, Princeton University Press, 1922, II, pp. 166-167; Marco Dezzi Bardeschi, Le macchine desideranti, in Il giardino romantico, a cura di Alessandro Vezzosi, Firenze, Alinea, 1986, pp. 29-45; Maria Grazia Vaccari, Il giardino Della Gherardesca e gli Orti Oricellari a Firenze, in "Te", III, 1986, 5, pp. 67-74; Leandro Maria Bartoli, Gabriella Contorni, Gli Orti Oricellari a Firenze. Un giardino, una città, Firenze, Edifir, 1991; Luigi Caliterna, Il restauro del Polifemo, in Due restauri 1996, a cura di Patrizia Pietrogrande, Firenze, Fondazione Giulio Marchi, 1997, pp. 55-81; Edit Revai, Un'allegoria di Pietro da Cortona per Giovanni Carlo de' Medici, in "Antichità Viva", XXXVI, 1997, 2/3, pp. 26-30; Gabriella Contorni, La grotta del giardino degli orti Oricellari a Firenze, in Artifici d'acque e giardini. la cultura delle grotte e dei ninfei in Italia e in Europa, a cura di Isabella Lapi Ballerini e Litta Maria Medri, Firenze, Centro Di, 1999, pp. 76-79; Lara Mercanti, Le grotte nel giardino degli Orti Oricellari, in Sandra Carlini, Elena Marazzi, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, Le grotte. Luoghi di delizie tra natura e artificio a Firenze e nel suo territorio, Firenze, Alinea, 2002, pp. 34-49; Paola Maresca, Orti Oricellari, in Giardini in Toscana, fotografie di Massimo Listri, Firenze, Polistampa, 2005, pp. 48-49; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 343-358.
Documentazione fotografica Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 10420, 51786 (veduta del tabernacolo e particolare della Madonna col Bambino, 1972-1973). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 133632, 133633, 133634, 133635, 133636, 133637, 133638, 133639, 133640, 133641, 133642, 133643 (scorci e vedute del giardino, 1985); 157818, 157819, 157820, 157821, 157822, 157823, 157824, 157825, 157826, 157827, 157828, 157829 (vedute d'insieme e particolari della grotta delle conchiglie, 1990); 157830, 157831 (statua di Polifemo, 1990).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Venturi Ginori su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE FI0044
ID univoco regionale 90480170520
Data creazione 13/10/2018
Data ultima modifica 25/11/2020
Data ultimo sopralluogo 09/08/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags giardino, tabernacolo.
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