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Scheda Limonaia (giardino di Boboli) Torna ai risultati della ricerca
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Quartiere Santo Spirito
Ubicazione Piazza de' Pitti 1
Denominazione Limonaia (giardino di Boboli)
Altre denominazioni Limonaia grande, Stanzone degli agrumi
Affacci .
Proprietà Pitti, Medici, Asburgo Lorena, Savoia, demanio dello Stato (bene in uso alla P.A. Centrale).
Architetti - Ingegneri Del Rosso Zanobi, Cacialli Giuseppe, Rambaldi Antonio, Galletti Giorgio, Mazzoni Paolo, Lolli Ghetti Mario, Grifoni Paola, Stefanini Loris.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Costruita per volere del granduca Pietro Leopoldo tra il 1777 e il 1778 su progetto di Zanobi Del Rosso, la Limonaia o Stanzone degli agrumi è uno degli edifici più caratteristici del Giardino di Boboli, arrivato a noi quasi intatto, grazie alla continuità d'uso che ne è stata fatta nei secoli. L'ambiente, infatti, è ancora adibito al ricovero delle collezioni di agrumi (circa cinquecento conche), molto apprezzati dai Medici, sia per le qualità terapeutiche e aromatiche del frutto, sia per la sua bellezza e singolarità. La facciata, uno dei pochi esempi del gusto rococò presenti a Firenze, conserva, tuttora, intonaci ed infissi originali. L'edificio fu progettato per sostituire il primo ricovero dei vasi che si tende a individuare nel così detto Stanzonaccio (si vedi alla scheda relativa), ed edificato nel luogo in cui Cosimo III, nel 1677 aveva fatto costruire il Serraglio degli Animali, in cui erano tenuti animali esotici delle specie più disparate, ed animali per la caccia e per la cucina. Il nuovo edificio, a pianta leggermente trapezoidale, si sviluppa per una lunghezza di circa 106 m e per una profondità di 9 m; orientato verso sud, consente anche nei mesi invernali di accumulare calore tramite le grandi vetrate sul fronte, svolgendo la funzione di serra. La ripartizione della facciata, scandita da lesene, consiste nella ripetizione regolare di quattro campate ognuna costituita da quattro finestroni sormontati da finestre incorniciate. Tale successione è interrotta da tre portali di uguali dimensioni che, coronati da grandi cartigli decorati da festoni di frutta di gusto barocco, colorati a bianco calce, si sovrappongono alla disadorna impaginatura di matrice pre-neoclassica; le specchiature riprendono quel colore verde Lorena che caratterizza cromaticamente gran parte delle architetture monumentali di tale periodo. Un lungo cornicione modanato conclude le facciata. Davanti all'edificio Del Rosso realizzò un giardino con quattro grandi aiuole prative, delimitate lungo il perimetro da piante di agrumi in vaso, coltivati ad alberello. Terminata la costruzione nel 1778 non si registrarono modifiche fino al 1816, quando l'architetto Giuseppe Cacialli propose un ampliamento dell'edificio consistente nell'estensione del lato sinistro pari alla larghezza di due finestre a cui accostare un nuovo stanzoncino, da destinare a deposito di materiali ed attrezzi vari, con annesso un locale per il Capo giardiniere. I due corpi di fabbrica furono realizzati subito, mentre la cancellata prevista in sostituzione di quella in legno fu costruita nel 1822, semplificando un disegno di progetto dello stesso Cacialli. Nel 1881 vennero restaurati gli infissi e la facciata, come richiesto già nel 1879 dall'ingegnere Antonio Rambaldi; un successivo restauro di tutti gli infissi fu eseguito nel 1888. Nel 1903 un nuovo intervento modificò in modo sostanziale l'aspetto cromatico della facciata; il restauro generale interessò intonaci, infissi e coloriture prevedendo la verniciatura dei serramenti di grigio, invece che di colore verde rame, mentre tale tinta venne impiegata nella facciata, conferendole toni molto intensi rispetto alle originarie coloriture a pastello. Nel 1966, a seguito dell'alluvione della città, l'edifico fu adibito a deposito e laboratorio di restauro dei dipinti danneggiati: al suo interno furono realizzate una controsoffittatura provvisoria e una piccola centrale termica nella parte destra, adiacente ai locali dei giardinieri. Dal 1968 la Limonaia tornò a svolgere la sua funzione; vennero rimosse la controsoffittatura e la caldaia, mentre vennero mantenute le altre superfetazioni. Tra il 2002 e il 2005 l'intero complesso fu oggetto di un accurato intervento di restauro (esemplare in particolare per il recupero degli antichi intonaci tanto da essere scelto in questo settore come riferimento dal Laboratorio Europeo per i Patrimonio) su progetto e direzione dei lavori di Giorgio Galletti, Paolo Mazzoni, Mario Lolli Ghetti, Paola Grifoni e Loris Stefanini della Soprintendenza di Firenze.
Bibliografia
dettaglio
Fantozzi 1842, p. 657; Cazzato-De Vico Fallani 1981, p. 68; Firenze 1974, p. 353; Firenze 2005, pp. 504-505; Zoppi 2019, pp. 22-38.
Approfondimenti Mario Lolli Ghetti, Lo Stanzone Nuovo de' vasi del Real Giardino di Boboli, in Mario Lolli Ghetti, Giorgio Galletti, Litta Medri, Daria Cervini, Il Giardino Botanico di Boboli, Firenze, Centro Di, 1996, pp. 3-4; Massimo de Vico Fallani, Giardino di Boboli, in Mario Bencivenni, Massimo de Vico Fallani, Giardini Pubblici a Firenze: dall'Ottocento a oggi, Firenze, Edifr, 1998, pp. 258-284; La Limonaia del Giardino di Boboli. Storia e restauro, a cura di Paola Grifoni, Livorno, Sillabe, 2005.
Documentazione fotografica Campo in corso di revisione.
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla sezione Archivio Restauri del sito della Soprintendenza ai Monumenti (Sbapsae per le province di Firenze Pistoia e Prato) e dalla voce Giardino di Boboli su Wikipedia.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 02/01/2012
Data ultima modifica 30/07/2020
Data ultimo sopralluogo 19/02/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags Campo in corso di revisione.
Localizzazione
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