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Il Convento della Santissima Annunziata
Il Convento della Santissima Annunziata
Titolo: Il restauro delle pitture murali
Luogo: Istituto Geografico Militare, Firenze
Data: 2004/2005
Esecuzione: Allievi Corso Restauro Pitture Murali, A.A. 2004/2005

Introduzione storico artistica

L’oratorio di Santa Maria a Cafaggio costituisce il primo nucleo del Convento della SS. Annunziata, così chiamato per la presenza, su una delle pareti della chiesa, della scena dell’Annunciazione delle Vergine, dipinta nel 1252 da un leggendario personaggio di nome fra’ Bartolomeo.
Il convento nei secoli è interessato da importanti interventi di restauro:  nel 1384 un restauro gotico, dal 1444 al 1453 un generale rifacimento architettonico affidato a Michelozzo (ampliamento della chiesa e della sagrestia, rifacimento dell'atrio davanti al santuario,erezione dell'oratorio di San Sabastiano, esturo del chiostro grande e delle celle del convento e creazione di una biblioteca) e nel 1471 un nuovo intervento sotto la responsabilità di Leon Battista Alberti.
Nel corso del Quattrocento ospita alcuni dei più importanti artisti dell'epoca, Beato Angelico nell’Armadio degli Argenti, Andrea del Castagno negli affreschi dei tre tabernacoli e, nel Chiostrino, Alessio Baldovinetti nella “Natività di Cristo” e Cosimo Rosselli nella  ”Vestizione di S. Filippo Benizzi”.
Nel primo Cinquecento il Chiostrino viene affrescato completamente da maestri della pittura manierista fiorentina, alle due lunette quattrocentesche si aggiungono quelle di Andrea del Sarto, del Pontormo, suo allievo, di Rosso Fiorentino e del Franciabigio.
Anche all’interno le cappelle vengono impreziosite da numerose tele del ‘500 fra le quali "La Resurrezione" del Bronzino, situata nella cappella rifatta dal Giambologna. Il Seicento è il secolo che ha lasciato l’impronta più appariscente all’interno della chiesa.
Nel 1604 il chiostro grande in cui era dipinta già la celebre Madonna del Sacco” di Andrea del Sarto viene affrescato con storie riguardanti l' "Origine dell’Ordine” fiorentino. Nel 1664 iniziano i lavori di rinnovo del soffitto, il Volterrano progetta di coprire la vecchia copertura a capriate con un soffitto piano intagliato a rabeschi, cartelle e figure dorate su sfondo azzurro, e nello spazio centrale colloca una sua tela con "L'Assunzione di Maria”.
Intanto anche il coro subisce modifiche e nel corso di un decennio la chiesa viene rivestita di marmo. Nel 1683 il Volterrano dipinge nuovamente il soggetto del “Trionfo di Maria assunta in Cielo” sulla cupula. Dopo il Seicento l’Annunziata non avrebbe più subito trasformazioni generali come quelle dei secoli precedenti.
L’Istituto Geografico Militare prende possesso di quella che è l’attuale struttura architettonica nel 1865. Inizialmente è ospitato nei locali dell’antico collegio trecentesco denominato “Sapienza” e, tra il 1867 e il 1869, a questi si unisce parte del Secondo Chiostro del Convento della Santissima Annunziata, che, anche se soppresso nel 1866, continua a svolgere le funzioni di chiesa parrocchiale.
 
Le decorazioni murali

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, il patrimonio posseduto dal Convento viene venduto all’asta e suddiviso in tre parti, in questo stesso periodo la porta aperta sull'orto del noviziato viene chiusa e contemporaneamente viene eretto il muro di suddivisione della volta la cui demolizione, avvenuta durante un intervento di restauro, porta alla luce gli affreschi della volta e della lunetta, che occupano i due ambienti della Sezione dei Plastici dell'IGM.
La volta è stata realizzata non più tardi della fine del Seicento, e quindi presumibilmente abbellita negli stessi anni o poco dopo. L’opera, così come si presenta alla vista è composta da tre gruppi di figure inseriti in una finta architettura barocca con notevole presenza di vegetazione. Lateralmente ed in maniera simmetrica vi sono quattro putti che sorreggono rispettivamente un cordone di fiori e frutta, simboli mariani, e una S con dei gigli sormontati da una corona, anagramma dell’Ordine dei Servi di Maria, risalenti al primo quarto del XVIII secolo. Durante l'intervento è emersa la decorazione sulla volta del corridoio adiacente e a lavori conclusi (fine 2005) la scopritura ha evidenziato una figura allegorica feminile in volo, sorretta da putti, incoronata di ulivo e alloro e ricoperta da un manto giallo, dentificata come la Concordia.
La tecnica di esecuzione è caratteristica della pittura murale del primo Settecento. Non si tratta più di pittura a buon fresco ma di pitture a calce, anche dette a mezzo-fresco. Attraverso il cambiamento della tecnica di stesura dei colori, si riscontra anche un notevole cambiamento dell’intonaco, della sua struttura e dell’effetto sullo spettatore.
La lunetta con la Presentazione al tempio di Gesù occupa l'altro ambiente della Sezione dei Palstici e in essa sono raffigurati vari momenti dell'episodio evangelico.
Questa pittura murale, di pregevole fattura, è stata eseguita in epoca barocca da autore ignoto con la tecnica del mezzo fresco. La presenza di chiodi ancorati all’intonaco, molto ruvido e grossolano, testimonia che sono stati utilizzati i cartoni come tecnica di riporto del disegno.
Vicino alla volta e alla lunetta, dall’altro lato della Sala dei Plastici al pianoterra si trova l'ambiente che accoglie un ciclo di affreschi trecentechi. Si tratta di frammenti di pittura raffiguranti gli apostoli ubicati sulle pareti di quello che si è ipotizzato potesse essere, al momento della loro realizzazione, il vecchio oratorio di San Sebastiano.
 
Stato conservativo e restauro

La volta
La decorazione pittorica della volta è stata coperta in seguito alla costruzione di un corridoio che ha comportato l’innalzamento di un muro, dividendo la pittura in due volte distinte. Trattandosi di un lavoro di unificazione di un’opera, la metà visibile e il suo restauro hanno fatto intuire le caratteristiche e le debolezze dell’altra metà.
Altra problematica da affrontare la presenza di tubi di riscaldamento ancorati al soffitto con staffe di ferro che hanno provocato differenti degradi strutturali, in particolare in corrispondenza del volto della figura allegorica e dei putti.
Le zone che presentavano maggiori problemi di coesione o di adesione in profondità erano quelle indicativamente al centro della volta in tutta la sua lunghezza.
È stato previsto un intervento di consolidamento, nella zona centrale e vicino al muro, e di fissaggio della pellicola pittorica per la presenza di una grande crepa nel lato già restaurato della volta. Laddove la pellicola pittorica si presentava scagliata si è intervenuto con un'operazione di fissaggio.
Le stuccature sono state eseguite nel rispetto del valore storico-artistico dell’opera, si è cercato, quindi, di chiudere le mancanze di intonaco, che disturbavano la leggibilità e l’unità dell’immagine, con materiali il più possibile compatibili, tenendo conto dell’andamento e della granulosità dell’originale. Il lavoro di restauro è stato completato con interventi di integrazione pittorica.
 
La lunetta
Prima del restauro avvenuto nel 2004 ad opera degli allievi del terzo anno di Palazzo Spinelli, la superficie della lunetta risultava annerita e degradata, la pellicola pittorica fortemente indebolita a causa dell'umidità ed erano anche presenti numerose integrazioni di malta su stuccature eseguite nel XIX secolo.
E’ stato effettuato un intervento di preconsolidamento della pellicola pittorica distaccata e un consolidamento in profondità, e molte delle stuccature non originali sono state rimosse e sostituite da altre fatte con malta, cercando di ricreare le caratteristiche della superficie.
Oltre questi piccoli interventi il lavoro vero e proprio si è limitato al ritocco pittorico finale rispetto al quale gli allievi si sono trovati ad affrontare tre differenti problematiche:
- sulle diffuse abrasioni di colore si è deciso di adottare una tipologia di intervento a sottotono;
- sulle lacune più piccole si è proceduto con la selezione cromatica modulandola nelle zone attigue alla pittura originale con un colore più simile;
- su una lacuna piuttosto estesa, per la quale era difficile trovare un collegamento tra i vari frammenti originali circostanti, si è deciso di intervenire con un'integrazione  a neutro.
L'intervento è stato eseguito mediante pennellini da ritocco ben appuntiti e utilizzati pigmenti di origine minerale.
 
Gli affreschi del Trecento
Le parti del ciclo giunte fino a noi si trovano in uno stato di degrado abbastanza avanzato, si riscontrano diffuse lacune, stuccature mal eseguite e abrasioni del colore. L'umidità ha provocato il distacco e la decoesione dell'intonaco originale in alcune porzioni e la superficie pittorica risulta talmente annerita da rendere illeggibili le pitture. ll lavoro di restauro ha avuto inizio con un intervento di pulitura che, essendo irreversibile e invasivo, è stato condotto con estrema cautela e per gradi, consentendo di individuare, asportate le macchie di sporco e vernice, le altre zone compromesse fino ad ottenere un risultato di nitidezza e restituire all'opera la sua dignità e il suo intrenseco valore artistico.